di Sandro Calice
AFTERSCHOOL
di Antonio Campos, Usa 2008 (Bolero Film) Emory Cohen, Rosemarie DeWitt, Ezra Miller, Michael Stuhlbarg, Addison Timlin, Jeremy White, Gary Wilmes, Byrdie Bell, Danielle Baum, Paul Lucenti, Harrison Lees, Anna Maliere, Christopher McCann, Alexandra Neil, Paul Sparks.
Raccontare l’adolescenza è sempre impresa ardua. Campos, giovane regista portoghese che nasce documentarista, ci dà la sua versione, asciutta, quasi fredda, anche poetica, a tratti irritante. Robert è uno studente particolarmente introverso di una prestigiosa scuola del New England. I genitori sono lontani, non solo fisicamente, condivide la stanza con Dave, spacciatore di droghe del liceo, e passa molto tempo immerso nei video su internet: soprattutto scene reali di bullismo, violenza e porno in soggettiva. Si iscrive al corso di audiovisivi e si trova a riprendere per caso le due sorelle più belle, famose e trasgressive della scuola mentre muoiono in diretta per una emorragia causata da cocaina tagliata male. L’episodio sconvolge lui e l’intera scuola, e il preside decide di far girare un video in ricordo delle ragazze che funga da elaborazione collettiva del lutto. Il progetto è affidato proprio a Robert. Che attraverso l’obiettivo scoprirà una realtà che non si aspettava e non conosceva.
“Afterschool” è uno di quei film che si ama o si odia. Campos, attingendo a fascinazioni e linguaggi diversi, dal documentario al Gus Van Sant di “Elephant”, imbastisce un racconto essenziale, con lunghissimi piani sequenza (nelle sue intenzioni, in attesa del momento magico che, lasciando liberi gli attori in uno scenario, prima o poi arriva), con un montaggio quasi assente, senza colonna sonora e un costante fuori campo durante i dialoghi. L’estetica e i codici dei filmati a bassa risoluzione, propri della generazione YouTube, dettano il passo. Al di là della condanna dell’istituzione scolastica, ipocrita e cinica, il punto è il senso della realtà che Robert e gli adolescenti della sua generazione hanno. Una realtà mediata dall’occhio impreciso, sporco, invadente, sentimentalmente analfabeta delle mille piccole telecamere che filmano la nostra vita. Morte e sesso, quando si incontrano, sono gli unici accadimenti che scuotono l’animo. Fino al prossimo filmato.