Sanremo 2010


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Musica e leggenda: trionfo Ranieri, donne da brividi

Artisti: passano Pupo-Filiberto-Canonici e Valerio Scanu g

“Quando la musica diventa leggenda” era il titolo della terza serata, dedicata alle canzoni che hanno fatto i 60 anni di storia del Festival di Sanremo. Tengono tutti fede all’impegno, ma resta soprattutto Massimo Ranieri, probabilmente il miglior interprete italiano in circolazione, che strappa applausi con “Io che non vivo” di Pino Donaggio e poi il suo “Perdere l’amore”. Brividi anche per la rivisitazione di “Grazie dei fiori” fatta da Carmen Consoli e per “Almeno tu nell’universo” eseguita da Fiorella Mannoia ed Elisa.

La gara. La serata si è aperta con Antonella, più padrona del palco, ci è sembrato, che ha fatto gli auguri a Giorgia, da poco diventata mamma di Samuel. Poi si sono esibiti i cinque Artisti eliminati nelle prime due serate, con una versione rivisitata della loro canzone e accompagnati da ospiti. Toto Cutugno ha portato Belen per cantare la sua “Aeroplani”: a parte l’ovvia avvenenza, la showgirl non ha aggiunto molto a una canzone che Toto ha anche faticato a reggere nelle note più alte. Pupo, Emanuele Filiberto e Luca Canonici con “Italia amore mio” sono stati accompagnati dalle Divas: la canzone, a nostro parere, resta terribile, eppure abbiamo la sensazione che avrà il suo successo. Valerio Scanu si è fatto supportare dall’altra diva televisiva Alessandra Amoroso per interpretare “Per tutte le volte che”: vale il commento di Pupo & C. I Sonohra con Dodi Battaglia hanno cantato la loro “Baby”, che – ammettiamo - un pizzico è migliorata. Ma la vera sorpresa è stata “Jammo jà” di Nino D’Angelo e Maria Nazionale, che con l’organetto di Ambrogio Sparagna e i cantanti popolari de Le voci del Sud ha aggiunto un’aria da folk balcanico ai ritmi arabeggianti: due spanne su tutti gli altri. L’orchestra e il televoto decidono che in finale vanno, ci viene da dire ovviamente, Scanu e Pupo. Sonori fischi dalla platea.

La storia. La serie di omaggi comincia con Elisa, che dopo essersi presentata con “Luce”, la canzone con cui vinse Sanremo nel 2001, canta “Canzone per te” di Sergio Endrigo, che con questo pezzo vinse nel 1968 in coppia con Roberto Carlos, prima di chiudere con un medley dei suoi successi. Fiorella Mannoia sceglie “E se domani”, cantata nel 1964 da Fausto Cigliano e poi diventata un classico di Mina, e poi canta “Estate” dei Negramaro. Scelta divertente per Miguel Bosè che ripropone “Non ho l’età” con cui una sedicenne Gigliola Cinquetti vinse nel 1964. Poi Edoardo Bennato con “Ciao amore ciao” di Luigi Tenco, Riccardo Cocciante con “Nel blu dipinto di blu”, Ranieri e Consoli, che alla fine dell’esibizione accompagna sul palco Nilla Pizzi, 91 anni, che nonostante i malanni dell’età intona un verso di “Vola colomba”.

I giovani. A mezzanotte passata tocca finalmente ai cinque giovani della categoria Nuova Generazione. E l’ora rischia di diventare un caso per la Rai. Una dei 5, infatti, Jessica Brando, ha solo 15 anni e per la legge sui minori, spiega l’azienda, non può esibirsi dal vivo dopo la mezzanotte. Viene proiettato il video delle prove e la sua esibizione si risolve così. Si temono ricorsi, ma poi la ragazza, che canta “Dove non ci sono ore”, passa il turno insieme a Tony Maiello con “Il linguaggio della resa”.