Paolo Bonolis e Luca Laurenti dovevano passare il testimone a Antonella Clerici e regalare un’apertura frizzante al 60° Festival di Sanremo. I due amici entrano al buio e fanno quello che sanno fare, con giochi di parole tipo: Mazzi (il direttore artistico) è il marito, Mazza (il direttore di Raiuno) è la moglie e i figli stanno a Mazzini. Oppure: Bonolis: “Dopo il caso Morgan volevano squalificare pure Arisa quando ha detto il suo vero nome (la cantante si chiama Rosalba Pippa)”. “Ah – sottolinea Laurenti caso mai non fosse chiaro – per questo Baudo non è venuto”. C’è chi si diverte.
Dopo una ventina di minuti arriva la Clerici di rosso vestita e trasportata sul palco dal braccio meccanico della davvero splendida scenografia di Gaetano Castelli. Unico momento autenticamente comico, quando Bonolis e Laurenti salutano il pubblico e aspettano impazienti che il braccio meccanico si apra e si rialzi, come fosse un’ascensore bloccato: “Sarà la vecchietta del secondo piano”.
Poi comincia la gara. Spetta a Irene Grandi aprire la gara, poi Scanu e Cutugno con due brani tutto sommato simili. Diverte Arisa prima che entri Cassano, che dice di amare Gigi D’Alessio (“ma mica come uomo”, che sia chiaro!), dedica canzoni a tutti, tranne che a Lippi: “A lui più che cantargliela vorrei suonargliela”. Poi tocca a Nino D’Angelo con Maria Nazionale con un bel pezzo arabeggiante, Marco Mengoni con una canzone che non regge il confronto con la sua ottima interpretazione, una raffinata Malika Ayane (anche se la canzone dell’anno scorso era più bella), Simone Cristicchi simpatico folletto, Pupo con Emanuele Filiberto e Luca Canonici tra fischi e tricolori, Ruggeri che ha cantato alla Ruggeri, Povia che ha fatto il Povia e i Sonohra chissà. Chiudono Irene Fornaciari con i Nomadi, Noemi e Fabrizio Moro: in attesa di un secondo ascolto.
Ospiti della serata, due donne che più lontane e diverse non si poteva: il “brutto anatroccolo” Susan Boyle, da fenomeno da talent show a star da otto milioni di dischi venduti, che ha eseguito “I dream a dream”, il pezzo che l’ha resa celebre. E Dita Von Teese, forme generose e strip tease d’ordinanza nella coppa di champagne da vera regina del burlesque. Emozioni diverse, ma a giudicare dagli applausi apprezzatissime dalla platea.
Antonella Clerici ha fatto quello che ci si aspettava, gentile, rassicurante, senza guizzi, con qualche simpatica incertezza. Il tormentone Morgan si è risolto con lei che ha letto la strofa finale della canzone dell’artista e ha chiosato (purtroppo):”Morgan, spero che tu e tutti quelli come te si possano ritrovare”.
Alla fine la giuria demoscopica ha escluso Cutugno, D’Angelo e il trio di Pupo: Nino paga probabilmente un testo in dialetto difficilmente comprensibile, ma certo la sua canzone è di un’altra categoria rispetto agli altri due esclusi, e anche a molti di quelli rimasti. Tutti e tre, comunque, avranno la possibilità di rientrare.