LOURDES

di Sandro Calice

LOURDES

di Jessica Hausner, Austria 2009 (Cinecittà Luce)
Sylvie Testud, Lea Seydoux, Bruno Todeschini, Elina Lowensohn

I miracoli sono arbitrari, come tutta la vita del resto. “Lourdes” non è un film cattolico, né filosofico, ma solo – per usare le parole della regista – “il palcoscenico su cui si svolge questa commedia umana: la ricerca della felicità e della pienezza che anima ogni essere umano si scontra con l’incompiutezza e l’arbitrarietà”.

Christine (Testud) ha trascorso gran parte della sua vita paralizzata su una sedia a rotelle da una malattia incurabile. “Voglio solo essere normale”, è il suo sogno, e Lourdes le appare come l’ultima speranza. Nel luogo di pellegrinaggio, tra vezzose volontarie e affascinanti volontari dell’Ordine di Malta, Christine incontra un’umanità varia. Migliaia di persone e di storie, non solo malati nel corpo, ma anche alla ricerca di una guarigione spirituale. Come la brusca ma dolce signora Hartl, che chiede speranza dopo un’intera vita di solitudine. Christine è scettica, ma un giorno la sua mano accenna a un impercettibile movimento. E’ la guarigione? Il miracolo atteso? E perché proprio lei tra tanti? La prima reazione è quella di vivere, e provare emozioni. Come quella per il capo dei volontari. Ma attorno l’ammirazione si tramuta in invidia.

“Lourdes”, in concorso all'ultima Mostra del cinema di Venezia, guarda con occhio ironico, laico, ma documentato e rispettoso a questo leggendario luogo di pellegrinaggio dove la fede (e la disperazione) spinge milioni di persone. Non c’è nulla di logico, appunto, nei miracoli, ma l’evento è atteso quasi come dovuto, se non per sé almeno per qualcun altro. Per continuare caparbiamente a sperare. E milioni di storie, tutte importanti, tutte dolorose, si confondono in una massa unica, silenziosa e potente. Solo il “miracolato” ne emerge, trattenuto però nel gruppo dal dubbio di essere la persona giusta e che il “miracolo” sia definitivo. Hausner tratteggia una storia lineare, senza leziosità, tutta al femminile (gli uomini, pur rappresentando il Potere, sono solo di contorno), forse solo meno toccante di quello che ci si sarebbe aspettato.