Il termine foiba, dal latino "fovea" (cava,fossa) indica una fenditura del terreno profonda anche decine di metri, scavata dall'erosione dei fiumi nella roccia carsica. Spesso era utilizzata per far sparire tutto quello che era scomodo. In tempo di guerra,ad esempio, i corpi dei soldati uccisi che non si potevano seppellire.
Il significato più drammatico si deve all'uso delle foibe come fosse comuni, per esecuzioni sommarie collettive, in gran parte di italiani, durante la II guerra mondiale. Tra le 1700 foibe in territorio triestino e giuliano, la più importante è quella di Basovizza, divenuta simbolo di quella tragedia.
Gli infoibamenti,ovvero le persone giustiziate o anche, secondo alcune testimonianze, gettate vive nelle cavità carsiche, avvennero in territori e periodi diversi.
Il primo, in Istria nell'autunno '43, nel clima di vendetta che seguì subito dopo l'armistizio. In quella zona, abbandonata dai soldati italiani e non ancora sotto il controllo tedesco, ci fu un'insurrezione che coinvolse le formazioni partigiane e le popolazioni croate e slovene delle campagne: all'anti- fascismo si unirono spinte nazionalistiche. E nelle foibe, in quei giorni, finirono gerarchi fascisti, collaborazionisti e "nemici del popolo".
E' nel '45 tuttavia che si registra l' ondata più violenta, nei 40 giorni di occupazione jugoslava di Trieste e Gorizia, prima dell'arrivo degli anglo-americani.
Il 1° maggio, le truppe di Tito entrano a Trieste, poi a Fiume e a Pola. La repressione colpisce non solo chi si è macchiato di crimini di guerra, ma anche gli oppositori del regime fascista e quei comunisti che non accettano la subordinazione a Tito. Nel mirino tutti gli oppositori, anche potenziali, al progetto comunista jugoslavo. E fioccano le deportazioni, le esecuzioni som- marie gli infoibamenti. A farne le spese in massima parte gli italiani.
In assenza di cifre ufficiali sul numero delle vittime,citiamo l'indagine del Centro Studi Adriatici, pubblicata nell''89. Questi i dati:994 le salme esumate da foibe e pozzi minerari, 326 le vittime accertate ma non recuperate, 5.643 quelle presunte in base a segnalazioni locali, 3.174 i morti nel campi di concentramento.
Conseguenza diretta di violenze e infoibamenti, è il grande esodo dalla Dalmazia e dall'Istria. Chi dissente dall'annessione rischia l'eliminazione. Il clima politico spinge 250-350 mila persone a lasciare le terre in cui erano storicamente insediate. La partenza cambia i connotati di un'intera regione
Tre le interpretazioni su foibe ed esodo, citate in una pubblicazione di Lucio Toth,presidente dell'Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia.
La prima spiega quelle atrocità come reazione alle violenze del fascismo nel ventennio,contro la popolazione slavofona della regione,e a crimini di guerra commessi dalle truppe italiane tra il '41 e il'43. La seconda tesi, ideologica-politica,inquadra gli eccidi nella contrapposizione tra totalitarismi, tra il sistema della dittatura del proletariato e quello definito "imperialismo capitalista".Per la terza tesi, fu "pulizia etnica" e "trasferimento forzato" di popolazioni autoctone.