Atlante delle crisi


Stampa

'I bambini saranno tutti liberi entro febbraio'

Intervista a Donata Lodi direttore dei programmi Unicef Italia nepal2_296

"Per il rilascio di tutti gli ex bambini soldato in Nepal noi abbiamo fiducia che si rispetti la scadenza del 15 febbraio 2010, fissata nell'ultimo piano di azione concordato con quelle che erano le autorità maoiste".
Lo dice a Televideo Donata Lodi direttore dei programmi Unicef Italia, precisando che il piano riguarda tutti i ragazzi trovati come minori combattenti al momento dell'armistizio del 2006.

"Parliamo di un totale di 4.800 minori, dei quali la maggior parte nel frattempo ha compiuto 18 anni. Sono ragazzi che hanno vissuto tutta la loro vita in guerra e vanno assolutamente aiutati".

"Duecento minori sono stati rilasciati il 9 gennaio scorso e sono stati avviati a un percorso di reinserimento scolastico e di formazione professionale oltre a ricevere dalle Nazioni Unite un piccolo contributo economico per facilitare il loro ritorno in famiglia".

"Oggi nei campi dell'ex esercito maoista rimangono ancora 500 minori di 18 anni e una dozzina di minori di 16 anni".

"La priorità è la smobilitazione dei più piccoli e successivamente degli altri ragazzi che hanno compiuto i 18 anni e che hanno comunque bisogno di protezione e appoggio proprio perchè hanno vissuto la loro adolescenza in guerra".

Quali speranze di reinserimento nella vita civile hanno questi ragazzi?
"Molto dipende dallo sviluppo degli accordi di pace ma se si fornisce loro l'assistenza necessaria soprattutto per il recupero scolastico, di cui si sta occupando l' Unicef, e poi per la formazione professionale, le speranze sono buone. Se gli si garantisce questo, noi sappiamo che i bambini hanno grandi capacità di recupero.

"Molti, i più grandi, non possono essere reinseriti nella scuola primaria, ed è necessario un percorso di formazione professionale che dia loro un reddito per tornare nelle comunità di origine".

"Per i più grandi, la possibilità di un lavoro e un piccolo reddito permette che la famiglia accetti più facilmente il loro rientro. Se il ragazzo ha un mestiere allora non è più solo un ex bambino soldato".

"Per i duecento minori già rilasciati è stato fatto un lavoro di analisi caso per caso e per alcuni è già stato previsto il ritorno in famiglia".

"Per gli altri, c'è ancora una fase intermedia perchè non si può rimandare un ragazzo in una situazione che non si conosce. L'obiettivo è comunque quello di far tornare i bambini il più presto possibile in famiglia".

<<< Torna allo Speciale