Speciale


Stampa

Presidenziali in Cile, un ballottaggio più che mai aperto

Primo turno agli annali con l’affermazione di Piñera santiago_grattacieli_296

Una lunga striscia di territorio che va dal Circolo Polare al Tropico del Capricorno, stretta tra le vette delle Ande e l’Oceano Pacifico: il Cile trova la sua identità nella sua stessa configurazione geografica. Con 17 milioni di abitanti e un reddito pro capite di 15.000 dollari, è certamente l’economia più solida dell’America Latina. Una crescita costante negli ultimi 20 anni ha consentito di dimezzare il numero dei poveri, rafforzando le istituzioni democratiche. Dalla caduta del regime del generale Pinochet, nel 1990, il Paese è stato sempre governato da coalizioni di centro-sinistra. L’attuale presidente Michelle Bachelet (prima donna eletta nel continente) gode di consensi record, intorno all’80%, ma la Costituzione le vieta di candidarsi per un secondo mandato consecutivo. Il populismo, che dilaga a queste latitudini, è rimasto fin qui ai margini del dibattito politico, improntato quasi sempre al pragmatismo. E’ in questo contesto che domenica si svolgerà il ballottaggio per le presidenziali, con un candidato socialdemocratico ritenuto debole, che è già stato presidente tra il 1994 e il 2000, e un uomo d’affari che potrebbe imrpimere una svolta a destra al Paese.

Il primo turno è passato agli annali con l'affermazione di Sebastian Pinera, imprenditore della "Coalizione per il cambiamento" (centro-destra) al 44%, seguito dal candidato democristiano Eduardo Frei, che ha ottenuto il 29,6%. L'elemento di novità è stato il 20,1% raggiunto dal 36enne Marco Enriquez Ominami che, fuoriuscito dal partito socialista, ha corso da indipendente.

All'indomani del suo exploit, Ominami aveva scelto di non schierarsi. Ma a pochi giorni dal voto ha deciso di appoggiare il candidato di centro-sinistra, Frei: "E' mia responsabilità impedire la vittoria della destra". Dopo aver lungamente sottolineato che l'unico candidato in grado di proseguire lungo la via del progresso aperta da Michelle Bachelet, Ominami ha ammesso che "un abisso incolmabile" lo divide dal magnate della destra, Pinera.

In precedenza, non aveva risparmiato critiche a Frei, asserendo che la sua ipotetica elezione sarebbe stata "un ritorno al passato, fonte di frustrazione per il popolo". La presa di posizione di Ominami cambia radicalmente le carte in tavola: mentre Pinera può contare solo sui voti raccolti al primo turno, sulla carta Frei potrebbe arrivare al 56%.