di Sandro Calice AMELIA
di Mira Nair, Usa 2009 (20th Century Fox)
Hilary Swank, Richard Gere, Ewan McGregor, Virginia Madsen, Mia Wasikowska, Christopher Eccleston, Joe Anderson, Aaron Abrams, Mark Caven, Ryann Shane, Dylan Roberts, William Cuddy.
Ci sono vite che sembrano vissute apposta per essere raccontate. Quella di Amelia Earhart è stata una di queste. Che poi il racconto di Mira Nair (“Monsoon wedding”) sia all’altezza del personaggio, è un altro discorso.
Amelia Earhart (1897-1937) è stata una pioniera dell’aviazione, la prima donna ad attraversare in volo l’Oceano Atlantico, libera, sognatrice, in anticipo sui tempi, donna d’affari e icona della moda, promotrice dei diritti delle donne e fonte di ispirazione per molti: dal brevetto di pilota nel 1923 alla trasvolata dell’Oceano Pacifico nel 1935 conquistò ben 7 record al femminile. Il film, basato sulle biografie di Susan Butler e Mary Lovell, racconta gli ultimi dieci anni della sua vita. L’incontro con l’editore, socio d’affari e poi marito George Putnam (Gere), che ne fece un fenomeno mondiale, riuscendo a finanziare le sue imprese con sponsorizzazioni ed eventi pubblici. La relazione, mai chiarita veramente, col pilota e pioniere dell’industria aeronautica americana Gene Vidal (McGregor). Il viaggio finale a bordo del mitico Lockheed L-10 Electra insieme al celebre navigatore Fred Noonan nel tentativo di compiere il giro del mondo. Amelia Earhart scomparve il 2 luglio del 1937 mentre si dirigeva verso le minuscole isole Howland per il rifornimento di carburante. Le ricerche, imponenti, continuarono fino al 18 luglio. Due anni dopo Amelia venne dichiarata legalmente morta.
Il film di Mira Nair prova a puntare i riflettori sulla donna, più che sul personaggio. E se da un lato il gioco funziona, grazie soprattutto alla bella interpretazione della sempre brava Hilary Swank, per altro di una somiglianza impressionante con la vera Amelia, dall’altro rende tutta la storia e i suoi personaggi solo uno stucchevole contorno. Ci viene restituita l’idea di una donna esemplare, che dei suoi sogni e della sua indipendenza ha fatto una ragione di vita, pure troppo, dando a tratti l’idea di una fredda egoista, ma a parte pochissime sequenze, il film non emoziona e i dialoghi scontati sembrano quelli di un qualsiasi drammone all’americana.