ASTRO BOY

di Sandro Calice

ASTRO BOY

di David Bowers. Hong Kong, Giappone, Usa 2009 (Eagle Pictures)
Animazione. Voci italiane: Silvio Muccino, Carolina Crescentini, Trio Medusa, Pasquale Anselmo, Pietro Biondi, Francesco Vairano. Voci originali: Nicolas Cage, Kristen Bell, Bill Nighy, Donald Sutherland, Freddie Highmore, Eugene Levy, Moises Arias.

Nel 1952 uscì in Giappone il primo numero di Astro Boy (Tetsuwan Atomu in originale) creato da Osamu Tezuka. Undici anni dopo quelle storie divennero una serie animata per la tv. I canoni del manga, il fumetto giapponese, e la stessa parola anime, il cartone animato, nacquero con quel personaggio. Astro Boy, per rendere l’idea, è per il Giappone quello che Topolino è stato per l’Occidente. E del resto lo stesso Tezuka (1928-1989), chiamato appunto “padre degli anime” e “dio dei manga”, ammise di essersi ispirato, stilisticamente, ai personaggi di Disney per creare il ragazzo robot, che a parte lo scenario di fantascienza ha qualche debito anche con Collodi e Dickens. Questo il personaggio con cui il regista Bowers (Giù per il tubo”) e lo sceneggiatore Timothy Harris (“Un poliziotto alle elementari”, “Una poltrona per due”) si sono dovuti cimentare.

In un ipotetico futuro la Terra è diventata un invivibile deposito di rottami e i più fortunati vivono su Metro City, una scintillante metropoli sospesa nel cielo e completamente automatizzata, nella quale i robot sono i fedeli servitori degli uomini. Lo scienziato capo, Dottor Tenma, perde il figlio Tobio in un drammatico incidente sul lavoro. Distrutto dal dolore, si convince ad usare il Nucleo Blu, una potentissima fonte di energia positiva, per creare un robot con le fattezze di Tobio, programmandolo con i migliori sentimenti umani e dotandolo di poteri straordinari. Tenma, però, si rende presto conto di non riuscire ad amare il robot come suo figlio, e lo ripudia. Il bambino, inoltre, attira l’attenzione del malvagio Presidente Stone, che vuole usare l’energia del Nucleo per il robot Peacekeeper, la sua arma definitiva, e per sfuggire alle truppe del governo cade sulla Terra. Qui incontra Cora e la sua gang di bambini vagabondi, oltre a una sgangherata banda di robot rivoluzionari. Ribattezzato Astro Boy, il ragazzo dovrà confrontarsi con la realtà di non essere umano, dovrà difendersi da chi lo vuole usare come un’arma e sarà costretto ad affrontare il malvagio Stone, sempre con la speranza di riconquistare l’amore del padre.

Come capita ogni volta che si adatta per il grande schermo un mito del fumetto, i fedeli dell’opera originale rischiano di rimanere delusi. Tutti gli altri vedranno un film per bambini divertente, senza pretese, in linea – almeno dal punto di vista dello stile – con gli altri prodotti in circolazione. La sceneggiatura, pur con le concessioni a temi “alla moda” come la politica corrotta e il consenso ottenuto con la paura, è la parte più debole. Ma se a Natale l’imperativo è distrarsi e i cinepanettoni riempiono i cinema, allora “Astro Boy” va più che bene per lo scopo.