IL CANTO DELLE SPOSE

di Juana San Emeterio

IL CANTO DELLE SPOSE

di Karin Albou, Francia 2008 (Archibald Enterprise Film)
Lizzie Brocheré, Olympe Borval, Najib Oudghiri, Simon Abkerian, Karin Albou.

Come s’intreccia la Storia con la “s” maiuscola e le piccole storie delle persone. “Il canto delle spose” ha il pregio di raccontare la seconda guerra mondiale vista dalle colonie lontane dall’Europa e vissuta da un microcosmo di persone ai margini della società: due ragazzine di sedici anni.

Siamo a Tunisi nel 1942. Nour e Myriam sono amiche d'infanzia. Condividono la stessa casa e lo stesso cortile in un modesto quartiere, sono povere. Sembrerebbero destinate alla stessa vita ma in realtà le divide un mondo di cultura e concezioni diverse: Nour è araba e musulmana mentre Myriam è ebrea. Ognuna desidera segretamente condurre la vita dell'altra: mentre a Nour dispiace non andare a scuola come la sua amica e accontentarsi di un’educazione sommaria, Myriam è invidiosa del fatto che Nour sia fidanzata con un suo cugino Khaled, una sorta di fantasia condivisa del principe azzurro, il sogno dell’amore. Purtroppo, Khaled, non trova lavoro. Il fidanzamento si prolunga e la prospettiva di un'unione carnale si allontana. La loro vita si complica quando l'esercito tedesco invade Tunisi e, complice la politica di Vichy, i nazisti sottopongono la comunità ebraica a una pesante ammenda. Tita, la madre di Myriam, non ha più il diritto di lavorare e sommersa dai debiti, decide di far sposare a sua figlia un ricco medico molto più grande di lei. Myriam vede così svanire in un colpo solo tutti i suoi sogni d'amore e cerca di rifiutare questo matrimonio. E poi c’è la guerra: Khaled diventa collaborazionista e va ad aiutare i nazisti mentre il medico ebreo, rispettando una direttiva della comunità (difendere l’élite), smista gli ebrei destinati ai lavori forzati. Ci sono i bombardamenti degli alleati e i volantini della propaganda nazista. Quindi tutto sembra dividere le due amiche ma i sentimenti si dimostrano più forti e profondi.

Il film della regista franco-algerina Karin Albou, anche attrice nel ruolo della madre di Myriam, ha il pregio di rievocare un periodo storico, duro e sanguinoso, con perfetti accenni concentrandosi sul vissuto delle piccole donne. L’Albou si concentra soprattutto sul corpo delle quelle donne che è desiderato e manipolato dalla società, dalle convenzioni, e che subisce su di sé tutte le violenze della Storia e delle storie. Una gemma tra tante strenne natalizie, piena di sensibilità.