di Emanuela Gialli
Alberto Stasi è stato assolto, per insufficienza di prove, dall'accusa di aver ucciso a Garlasco, il 13 agosto 2007, la sua fidanzata Chiara Poggi.
La sentenza di assoluzione è stata emessa dal gup di Vigevano, dopo oltre 4 ore di camera di consiglio. Il pubblico ministero aveva chiesto la condanna a 30 anni di carcere.
La sentenza è stata emessa in base all'art. 530, 2° comma, del codice di procedura penale, per il quale deve essere pronunciata l'assoluzione "quando manca, è insufficiente o contraddittoria la prova", che l'imputato abbia commesso il fatto.
I genitori di Chiara: "Giustizia non è fatta"
Questo il commento a caldo della mamma di Chiara, Rita Poggi. "Accetto la sentenza, ma continueremo a cercare la verità", ha affermato il papà, Giuseppe, nella conferenza stampa convocata dopo la lettura del verdetto. Rispetto alle prime notizie, la sentenza di assoluzione è stata emessa dal gup di Vigevano per "insufficienza di prove", in base all'art. 530, 2° comma del codice di procedura penale.
Stasi in lacrime: "Lo sapevo"
Non appena appreso il verdetto di assoluzione, Alberto Stasi è scoppiato in lacrime. "Lo sapevo", ha detto. "Non ho ucciso". "Sono uscito da un incubo", ha poi aggiunto, ringraziando i legali per il lavoro fatto e abbracciandoli. "Il merito è dei nostri periti: hanno confermato l'esistenza dei file nel computer di Alberto dimostrando così il suo alibi. Quando Chiara veniva uccisa lui stava al pc", ha detto il responsabile del collegio di difesa, Giarda.
IL LUNGO RITO ABBREVIATO DI STASI
Sono state 24 le udienze per un processo che si sarebbe dovuto chiudere quasi subito e che invece è durato 2 anni e 4 mesi. Il rito abbreviato, scelto dalle parti (accusa e difesa), non prevede infatti il dibattimento. Il giudice, per l'udienza preliminare (gup), decide sulla base degli atti, e dei fatti, scatu- riti dall'inchiesta. Atti e fatti. In una parola, prove. Insufficienti o mancanti? Un rito abbreviato, tante perizie. Le scarpe che Alberto indossava quando ha scoperto il cadavere. Non hanno tracce di sangue. Impossibile, per l'accusa. Gli esperti in chimica spiegano che sono idrorepellenti e si possono pulire camminandoci per ore.
Prove insufficienti o mancanti?
Computer. La difesa ha sempre sostenuto che Stasi stava lavorando alla sua tesi al computer, mentre Chiara veniva uccisa. Un alibi che era stato erroneamente cancellato dagli esperti del Ris, durante gli accertamenti sul pc. Solo la superconsulenza voluta dal "diffidente" giudice Vitelli ha permesso di ritrovare i files persi e di dimostrare che sì, Alberto quella mattina aveva lavorato al computer dalle 9.36 fino alle 12.20.
Ora della morte. Prima della superperizia, l'accusa aveva sostenuto che l'omicidio si era consumato tra le 11 e le 11.30. La difesa, tra le 9 e le 10.
"In dubio, pro reo"
Nella requisitoria il pubblico ministero cambia l'orario: dopo le 12.20 e prima delle 12.46. Pronta la difesa nell'arringa a rilevare la contraddizione. Troppi dubbi, poche prove. E allora, concludono i legali di Stasi, "in dubio, pro reo".
Quale convincimento ha portato il giudice ad assolvere l'unico imputato al processo? Mancanza o insufficienza di prove? La risposta nelle motivazioni, quando saranno rese note. Entro 90 giorni.