"E' il momento di cambiare passo per la Bolivia, di spingere sull'acceleratore delle riforme. L'ottenimento dei due terzi dei senatori e dei deputati ci obbliga ad accelerare il processo di cambiamento".
Evo Morales, unico presidente boliviano rieletto con voto popolare in 27 anni, lo dice ai sostenitori a La Paz dopo la vittoria elettorale del 6 dicembre.
Dopo i primi quattro anni di governo il Mas (Movimiento al Socialismo), partito di Morales, ha aumentato il proprio numero di rappresentanti anche nelle regioni governate dall'opposizione, quelle più ricche, nell'area occidentale.
La maggioranza anche al Senato permetterà a Morales di approvare leggi e portare a compimento le riforme costituzionali su autonomie e giustizia.
I numeri usciti dalle urne, insomma, costringeranno Morales ad assumersi le responsabilità di successi e insuccessi senza poter alludere alle resistenze delle élite di origine europea delle aree più ricche del Paese.
I boliviani hanno dimostrato di credere nel primo presidente indigeno del Paese e nel suo progetto di rinnovamento che passa per la nazionalizzazione di settori economici,la promozione delle autonomie indigene, la riforma agricola.
Giustizia sociale o delusione?
Morales, che è stato esponente della lotta dei "cocaleros" andini (i coltivatori di foglie di coca), è giunto alla guida della Bolivia nel 2005 dopo i duri scontri della "guerra del gas".
La concentrazione dei proventi dell'estrazione del gas, ricchezza del Paese, in mano alle multinazionali straniere, aveva innescato la protesta popolare.
Una volta eletto, Morales ha imposto la nazionalizzazione delle riserve di gas naturale. Quindi la nuova Costituzione del gennaio 2009, voluta dal presidente, riconosce tutte le popolazioni indigene, stabilisce la ridistribuzione delle terre e amplia i diritti del popolo.
br> Il Pil della Bolivia ha registrato nel 2008 una crescita del 6% e nel 2009 ha tenuto con un 3,2%. Secondo gli economisti, la radiografia dell'economia boliviana degli ultimi 4 anni è buona.
La crescita media annua è del 4,5 %,l' inflazione è sotto controllo e aumenta costantemente il commercio. La nazionalizzazione degli idrocarburi ha contribuito alla crescita notevole del Pil.
Tuttavia, nonostante le promesse di Morales, finora le cifre positive non hanno intaccato la struttura economica di un Paese che esibisce tassi di povertà superiori alla media.
Lotte indigene ed élite ricche
L'opposizione accusa Morales di autoritarismo e di aver distrutto le istituzioni democratiche con la nuova Carta. Inoltre è contro la nazionalizzazione delle risorse perché porterebbe a un minore sviluppo dell'industria estrattiva e alla fuga di capitali esteri.
Le classi medie e alte non credono nel progetto nazionalista del Mas che è troppo focalizzato sulla popolazione andina aymara a cui appartiene Morales.
L'ampio successo elettorale di Morales potrebbe portare alla radicalizzazione delle divisioni. Inoltre il controllo del potere legislativo potrebbe spingerlo al controllo assoluto del potere.
Le ricche regioni orientali della Bolivia spingono per un'autonomia che permetta loro una sorta di secessione dal governo centrale. Qui la ricchezza è concentrata nelle mani della minoranza bianca e benestante, che si oppone ai cambiamenti previsti dalla nuova Carta. Le etnie indigene, che contano per circa la metà della popolazione boliviana, sono da sempre socialmente ed economicamente emarginate.
Il Mas non ha lasciato però all'opposizione il tema del processo autonomista, allargandolo agli aspetti di identità indigena: il 6 dicembre si è anche votato per un referendum sull'autonomia (dipartimentale,regionale e indigena).