"La speranza è l'ultima a morire". Gianfranco Bologna, direttore scientifico del Wwf, commenta così a Televideo la possibilità che un accordo concreto chiuda la Conferenza di Copenaghen.
"Noi crediamo che ci siano ancora dei margini di manovra per ottenere una bozza di trattato che abbia delle condizioni vincolanti. Certamente il quadro è molto difficile: stiamo scontando 8 anni di amministrazione Usa- i due mandati di Bush- profondamente negativi e negazionisti della problematica".
"Questo atteggiamento ha provocato posizioni meno collaborative da parte dei Paesi di nuova industrializzazione".
Quali i principali ostacoli da superare?
"Sono quelli legati al principio della responsabilità comune, ma differenziata, contenuto nella Convenzione Quadro sui Mutamenti Climatici. Vuol dire che c'è una responsabilità differenziata sia per entità dei livelli di inquinamento, sia per la responsabilità storica: da quanto tempo cioè un Paese ha un peso più consistente di altri".
"Questo è il vero elemento di contraddizione, perché è chiaro che i Paesi di nuova industrializzazione non se la sentiranno di avviare alcuna riduzione delle loro emissioni se non c'è un segnale molto chiaro da parte di chi fino ad oggi ha inquinato di più".
Come garantire l'applicazione di un accordo a Copenaghen?
"L'unico modo è fare un accordo serio e vincolante dal punto di vista giuridico, non ci sono altre soluzioni".
"E' chiaro che se si fa un accordo che sia legalmente vincolante, nella sua struttura ci sono già gli elementi per evitare che sia un accordo vuoto".
"Il meccanismo di controllo esiste già nell'ambito della Convenzione Quadro sui Mutamenti Climatici, ratificata da 1994. E' una realtà nell'ambito della quale ha luogo anche la Conferenza di Copenaghen. Non c'è bisogno di creare altre strutture".
Crisi economica e lotta al cambiamento climatico: un contrasto insanabile?
"In realtà è una straordinaria e paradossale opportunità. Inevitabilmente i combustibili fossili finiranno e non è possibile continuare con questo ritmo di crescita materiale e quantitativa".
"Ove ci fossero capacità di innovazione e di visione del futuro proiettate al nuovo mondo che inevitabilmente si dovrà creare, questa è una grande opportunità per voltare pagina verso la "Green Economy": un meccanismo che possa garantire benessere e sviluppo, più razionale ed equo, e vada nella direzione del risparmio, dell'efficienza e dell'uso delle risorse rinnovabili".