di Sandro Calice PLANET 51
di Javier Abad e Jorge Blanco. Spagna, Gran Bretagna 2008 (Moviemax)
Animazione
Imparare ad accettare il “diverso” è sempre una bella cosa da insegnare ai bambini, ai quali già con Shrek è stato raccontato che non bisogna giudicare dalle apparenze. Ma cosa succede quando i “diversi” siamo noi?
Il capitano Charles “Chuck” Baker, astronauta un po' fanfarone, atterra per sbaglio su Glipforg, conosciuto come Pianeta 51. Lo crede disabitato, ma vi trova delle creature che vivono in una società simile all'America degli anni '50, che ignorano esista altro oltre al loro pianeta e che per questo vivono nel terrore degli alieni, gli “humaniacs”, orridi esseri che controllano le menti. Chi è l'alieno? Chuck o quei buffi omini verdi? I militari non hanno dubbi e danno subito la caccia a Chuck, che riesce a sfuggire solo grazie all'aiuto del giovane Lem. Riuscirà Lem a proteggere Chuck e a dimostrare che è venuto in pace senza mettere in pericolo i suoi amici, riuscendo a salvare quel posto di lavoro che ha sempre voluto e appena ottenuto e a non farsi odiare dalla ragazza dei suoi sogni prima ancora di aver avuto il coraggio di invitarla per il primo appuntamento?
“Planet 51” è il primo lungometraggio animato della spagnola Ilion Animation Studios, costola dei Pyro Studios, tra i più noti produttori di videogame della fine degli anni ’90. La sceneggiatura, invece, è opera di Joe Stillman, il co-sceneggiatore di Shrek e Shrek 2. E pur senza avere a disposizione i mezzi faraonici di Pixar e soci, il risultato è graficamente piacevole ed efficace, con personaggi dalle forme morbide e i movimenti fluidi che nulla hanno da invidiare ai più famosi cugini americani. Anche l’idea, il tema dell’alieno "al contrario", funziona. Nella versione originale, poi, le voci di Jessica Biel, Gary Oldman e John Cleese, tra gli altri, danno spessore ai personaggi. Felice la scelta di farli doppiare in Italia da Luca Ward e altri professionisti, con piccoli camei di Linus e della banda di Radio Dj, invece che cedere alla tentazione delle voci di veline o attori improvvisati. Un progetto completato dalla linea di libri legati ai personaggi del film della De Agostini. L’unica debolezza, forse, è proprio la sceneggiatura, con il gioco delle citazioni a valanga di film famosi, che dopo Shrek non sorprende più e diverte relativamente, e un ritmo che regala pochi momenti sinceramente esilaranti.