Torna Allevi con un nuovo cd-dvd

Del concerto all'Arena di Verona n

di Maurizio Iorio

“Gli Alleviani”. Potrebbe essere il titolo di una nuova serie televisiva, magari il seguito di Startreck. E invece sono il “movimento” di Giovanni Allevi, quasi tutti giovanissimi, riconoscibili dalla sciarpa arancione. Ci sono teen-ager con l’apparecchio ai denti e brufoli in bella vista, bambine di 8 anni che ancora stanno al solfeggio, universitari incantati, genitori pazienti. Stanno ad ascoltare il loro guru che racconta i suoi pezzi di vita in religioso silenzio, con uno sguardo adorante da visione mistica. Il musicista marchigiano, definito il Mozart del 2000 e/o il Keith Jarrett italiano, ha presentato in una libreria romana il suo ultimo lavoro, “Allevi & All Star Orchestra – Arena di Verona”, che contiene nella doppia veste di cd-dvd il concerto tenuto nella città scaligera il 1° settembre. Allevi parla di sé come di un alieno ancora poco cosciente dell’avventura nella quale si trova, che fatica a realizzare di avere il seguito di una rockstar. E racconta a Televideo del suo tour americano, della sofferenza per le critiche feroci, del suo ultimo album, della sua musica “pop”.

Sei reduce da un trionfale tour americano. Hai riempito la Carnegie Hall. Te lo aspettavi?
No, ma ne sono felicissimo. Ho suonato nella sala dove esordì Bernstein, ho sentito il peso della storia.

Anche in California è andata benissimo..
Molto. A Los Angeles mi hanno inserito all’interno di un rave party con band rock durissime. Ho fatto mezz’ora di piano solo, davanti ad un pubblico impreparato. Hanno capito l’affronto e si è creato un clima bellissimo. Poi sono stato ospite del San Francisco Jazz Festival, ed il concerto è stato preceduto da un colloquio con il pubblico moderato da un professore di composizione contemporanea al conservatorio, e lì ho potuto esporre la mia visione della musica classica contemporanea, la “mia rivoluzione” musicale…

..Sulla quale molti hanno da ridire..
In Italia in senso negativo perché è il nostro stile, all’estero invece sono più curiosi e vogliono capire.

Qualcuno dei tuoi colleghi ti ha anche offeso. La mia idea è che ci sia una sorta di fastidio per il fatto che tu abbia un seguito di fedeli degno di un santone, gli “alleviani”, che nessun altro si può permettere. Gente comune, persone della strada. C’è diffidenza per il fatto che persone semplici possano seguire un musicista colto, senza che sotto ci sia un trucco?
E’ possibile. Ho ricevuto critiche anche dall’ambiente della musica dodecafonica, della perimentazione estrema, che per scelta si disinteressa del rapporto con il pubblico. Se hai scelto di rimanere sulla torre d’avorio, perché vieni ad interferire con la mia idea di riportare la musica in stretto contatto con il sentire comune, al di là di filtri intellettuali?

Non è stato sempre questo il limite dei musicisti colti, che diffidano del pubblico “popolare”?
Certo, io ho allargato l’uditorio di una musica che ha una origine colta, perché utilizza delle strutture della tradizione classica europea, che però contiene degli elementi presi dal mondo musicale che ci circonda, il fraseggio jazz, la ritmica hip-hop, certe movenze del pop. Dvorak che scrisse “Dal nuovo mondo” e ci inserì le melodie indiane, oppure Beethoven che nella Nona infilò “l’Inno alla gioia”, che è un canto popolare, hanno fatto la stessa cosa. La musica classica ha sempre avuto un nocciolo pop. E più i compositori avevano successo, perché amati dal pubblico, più attiravano gli strali dei critici. Quindi la critica spietata che mi viene rivolta è la conferma che il mio progetto “rivoluzionario” è andato in porto.

Il successo planetario ha cambiato il tuo modo di sentire la musica?
No, anzi, adesso sono più libero, è una libertà che mi ha regalato il pubblico. Alla Carnegie Hall c’era la fila fuori, non sarà difficile tornarci. Io adesso sono completamente libero di esprimermi, nessun discografico potrà pormi dei limiti, e posso sperimentare.

Come con l’orchestra di 87 elementi....

Grandi direttori d’orchestra mi hanno detto che io ho realizzato quello che loro hanno sempre sognato.

Non pensi che l’orchestra possa coprire la magia del tuo pianoforte, l’atmosfera sospesa tipica dei tuoi concerti?
Sono due aspetti differenti della mia musica. Il piano solo è la dimensione intima, quella dell’orchestra è l’aspetto estroverso. La registrazione dell’Arena è addirittura più aggressiva e più vivace di “Evolution” (l’album in studio con l’orchestra, ndr).

Progetti?

Un nuovo disco di piano solo. E’ già tutto nella mia testa. Devo solo realizzare la partitura scritta e poi registrarlo, ma voglio metterci tutto il tempo necessario. Devo trovare il suono perfetto.

Una delle cose più apprezzabili del tuo carattere è il rispetto che hai per il tuo pubblico

Voglio bene al mio pubblico, non posso dimenticare il mio primo concerto con 5 persone.