A 20 anni dalla caduta del Muro


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I muri dopo il Muro

Dal Messico alla Cisgiordania. Recinti a tutela del benessere h

Paradossalmente, l'abbattimento del Muro di Berlino non ha aperto la strada a quella società globale, libera e senza confini che molti auspicavano. Se, nel 1961, un governo totalitario erigeva una barriera per evitare l'esodo dei suoi cittadini, oggi sono i regimi democratici a costruire strutture a tutela del benessere raggiunto.

L'esempio più lampante è costituito dalla barriera che gli Stati Uniti stanno innalzando al confine meridionale, definita dal Messico il "muro della vergogna": un cordone di cemento lungo 1.200 km, destinato a integrare la barriera di lamiera, filo spinato e sensori elettronici già esistente.

Il muro più controverso è quello, lungo 703 km e completato al 58%, che separa Israele dalla Cisgiordania. Iniziato nel 2002 per evitare l'entrata di terroristi in Israele, è oggetto di una lunga disputa giuridica poiché, per proteggere le colonie ebraiche, "annette" l'8,5% del territorio palestinese.

L'Assemblea generale Onu e la Corte di Giustizia dell'Aia hanno chiesto l'abbattimento dei tratti illegali, eretti oltre il confine del 1967 in violazione delle norme di diritto internazionale. La Corte suprema israeliana, riconoscendo la legittimità del Muro, ha accolto l'istanza solo in parte.

Muri che resistono, muri che si innalzano
Non è un muro, ma un reticolato di filo spinato e una striscia di campo minato che dal 1953 delimita il confine tra le due Coree, lungo il 38° parallelo.

Allo stesso modo, da 20 anni metà della frontiera tra Pakistan e India resta invalicabile. Delhi punta a estendere gli ostacoli a tutto il confine.

Un'altra barriera di filo spinato, alta 2 metri, corre per 500 km sul confine tra Botswana e Zimbabwe. Fu eretta dal Botswana per arginare un'epidemia di afta epizootica. 2.700 km di muro separano, dal 1987, le aree del Sahara occidentale occupate dal Marocco da quelle dov'è attivo il Fronte Polisario.

Città divise da vecchi e nuovi muri
A 30 anni dalla creazione, e nonostante una pace ormai consolidata, resistono ancora gli steccati che a Belfast (Irlanda del Nord) dividono i quartieri cattolici da quelli protestanti.

Il muro che separa la parte di Nicosia amministrata dai greco-ciprioti da quella controllata dai turco-ciprioti è stato riaperto nel 2003, ma restrizioni alla libera circolazione sono tuttora in vigore in altre zone dell'isola.

Ceuta e Melilla, le enclave spagnole in territorio marocchino, sono completamente isolate dall'entroterra da muri e reti elettriche, sistemate per frenare l'immigrazione clandestina.

La storia recente ripropone vari casi di muri interni ad alcune città dell' Europa unita. A Usti nad Labem (R.Ceca) il sindaco diede ordine nel 1998 di erigere un muro di 150 metri per separare una comunità rom dal resto dei cittadini. Ultimato nell'ottobre 1999, fu distrutto dopo sole 6 settimane.

Resta invece in piedi il "muro di via Anelli", recinzione metallica di 80 metri,innalzata su richiesta dei residenti per ragioni di ordine pubblico nel 2006,a Padova. L'area è stata bonificata.

In Brasile, il Comune di Rio ha avviato lo scorso anno la costruzione di muri attorno alle 13 maggiori favelas.

(Nelle foto, dall'alto: la barriera  tra Messico e Usa e il muro costruito in Israele al confine con la Cisgiordania)