La riunificazione ebbe costi pesantissimi, stimati in 1.500 miliardi di euro, sulle casse della Germania occidentale.
Uno degli effetti più dirompenti fu la scelta di mantenere la parità tra il marco dell'ex Rft e quello della Ddr, dettata da fattori politici.
La fragilità dell'apparato industriale della Ddr ne provocò lo smembramento: le imprese di Stato furono privatizzate, e una scarsa percentuale di aziende riuscì a salvarsi. L'economia pianificata lasciò in mezzo alla strada il 20% dei lavoratori in un Paese che garantiva la piena occupazione. Ne risultò un nuovo esodo da Est verso Ovest.
Mentre si cercava di introdurre i modelli produttivi capitalistici a Est, nelle aziende dell'Ovest si riversava una massa di operai specializzati dell' ex Ddr, rimasti senza lavoro e pronti a compiere nuovi sacrifici.
Scoppiò dunque una sorta di "guerra tra poveri" che oppose i tedeschi orientali a parte degli immigrati (turchi, curdi, pakistani e africani) che già da tempo garantivano manodopera a basso costo.
Ne conseguì un allarmante risorgere di forme di razzismo che, specie nelle periferie dei centri industriali, ha assunto forme sempre più violente.