Il simbolo della Guerra Fredda nacque all'improvviso, nella notte tra il 12 e il 13 agosto 1961, come "protezione antifascista", secondo quanto annunciavano le autorità della Ddr.
La struttura, fatta di filo spinato, assunse presto la forma di un vero e proprio muro di cemento alto 3 metri, che isolò completamente Berlino Ovest, enclave occidentale in terra comunista.
Lo scopo non dichiarato del Muro era arginare l'esodo dei tedeschi da Est a Ovest: furono due milioni e mezzo tra il 1949 e il 1961, appena 5mila nei 28 anni successivi. A migliaia si contarono disertori e "cervelloni" della Ddr.
I passaggi prima del crollo
Nell'ottobre 1989, la dirigenza di Berlino Est, pressata dalle proteste che da un mese dilagano in tutto il Paese, sostituisce alla guida del governo il "falco" Erich Honecker con la "colomba" Egon Krenz.
La strada verso l'Occidente, aperta in Polonia nel 1982 da Walesa e sposata da Gorbaciov nell'Urss, aveva coinvolto in breve tempo tutto il Patto di Varsavia.
Nell'agosto 1989,l'Ungheria fu il primo Paese ad aprire il suo confine occidentale. Già un mese dopo, si calcola che 13mila tedeschi orientali avevano raggiunto la Germania occidentale, attraverso Cecoslovacchia, Ungheria e Austria.
L'annuncio improvviso e ufficioso
La decisione da parte della Ddr di aprire le proprie frontiere non risulta da nessun documento ufficiale, né a Berlino Est né a Bonn.
L'annuncio, improvviso e quasi ufficioso, venne fatto in una delle consuete conferenze stampa settimanali dal portavoce del governo, rispondendo alla domanda di un giornalista italiano.
Secondo molti analisti, le modalità dell'annuncio sarebbero state una mossa attuata da Krenz, forse concertata con le intelligence occidentali, per evitare che i "falchi" del regime reprimessero nel sangue la rivolta popolare, come pochi mesi prima era accaduto a Pechino.
La prudenza di Kohl e i timori europei
"La nostra storia non ci ha dato molti motivi di cui rallegrarci. Ma oggi la riunificazione del nostro Paese mi riempie di orgoglio", ha ricordato Helmut Kohl durante l'incontro pubblico che ha dato il via ai festeggiamenti.
Eppure, in quel lasso di tempo compreso tra novembre 1989 e ottobre 1990, le cose non andarono proprio come voleva il cancelliere dell'allora Repubblica federale tedesca.
In uno storico discorso al Bundestag, il 28 novembre 1989, Kohl illustrò i 10 punti che, nei suoi intendimenti, dovevano scandire le tappe del progressivo avvicinamento tra Bonn e Berlino Est. La riunificazione e i partner europei Kohl preconizzava una confederazione che, nel medio periodo, mantenesse in vita le due entità nazionali e non procedesse subito alla fusione.
Il cancelliere puntava a coinvolgere il potere di attrazione e di influenza della Cee, facendo della riunificazione una questione europea. Ma le perplessità di alcuni partner (in particolare Mitterrand e Thatcher, che temevano una Germania troppo forte) hanno vanificato i suoi tentativi.
L'unificazione fu dunque gestita dalle due Germanie, con gli Usa e l'Urss. L'allargamento dell'Ue a Est, preconizzato da Kohl, arrivò molti anni dopo.