ALZA LA TESTA

di Sandro Calice

ALZA LA TESTA

di Alessandro Angelini, Italia 2009 (01 Distribution)
Sergio Castellitto, Gabriele Campanelli, Giorgio Col angeli, Anita Kravos, Duccio Camerini, Augusto Fornari.

“Alza la testa” è soprattutto una splendida prova d’attore, un Castellitto in stato di grazia senza il quale il film sarebbe un’altra cosa. Ed il premio Marc'Aurelio come miglior attore all'ultimo Festival del Film di Roma è il giusto riconoscimento. Mero è un operaio specializzato in un cantiere nautico e un ex pugile dilettante. Suo figlio Lorenzo (Campanelli), nato da una relazione con una ragazza albanese che li ha abbandonati, è la sua unica ragione di vita. Mero gli ha costruito una palestra in un magazzino e gli insegna a boxare ogni giorno, a tenere la testa alta e a difendersi dai colpi bassi della vita, convinto che il ragazzo abbia il talento per diventare un campione. Ovvio che vede in lui l’occasione del riscatto di una vita malandata. Ma i piani di Mero sono destinati a cambiare. Prima la madre di Lorenzo torna e chiede che il figlio, appena compiuti 18 anni, la segua in Albania. Poi un allenatore più bravo di Mero lo convince ad affidargli il figlio, se vuole avere qualche speranza di carriera. E infine arriva Ana, una ragazza rumena con cui Lorenzo fa l’amore per la prima volta. Mero rivede il suo passato e teme che l’amore possa distrarre Lorenzo dai suoi obiettivi. Si mette di mezzo e causa la tragedia. La peggiore delle tragedie, che metterà Mero di fronte al baratro o alla rinascita.

Angelici (“L’aria salata”) dice che ama “i personaggi con la ‘ruggine addosso’, quelli in credito con la propria vita, perché convinti di aver incassato meno del dovuto e perciò sempre sul punto di esplodere”. Mero in effetti è così. E’ un persona semplice, senza sovrastrutture culturali, fin troppo. E il volto di Castellitto rende meravigliosamente l’idea di questa stupita “ottusità”, soprattutto di fronte alla sconfitta, al dolore, al diverso. Quello che però per il regista è un punto d’onore, una narrazione che attraversa i registri della commedia, del racconto di formazione e del dramma, rischia di produrre un risultato sfocato, nel quale – ci ripetiamo – senza la potenza interpretativa del protagonista, il film sarebbe molto più fragile.