Con soli 25 titoli di film al suo attivo, è considerato uno dei più grandi registi nella storia del cinema, al quale si avvicinò prima come critico e poi come autore, realizzando la sua opera prima in sedici millimetri, ''Une visite'', nel 1956. Assistente di Roberto Rossellini per due anni, fece conoscere la sua spiccata personalità già con il primo lungometraggio a soggetto: ''I quattrocento colpi'', di tono autobiografico, che gli valse, nel 1959, il gran premio del Festival di Cannes, lo stesso che l'anno prima l'aveva messo al bando per le sue critiche appassionate. Fu uno dei massimi esponenti della Nouvelle vague cinematografica e tra i pochissimi che, pur appartenendo a questo filone di intellettuali, incontrò i favori di un vasto pubblico.
Nato a Parigi il 6 febbraio 1932, Francois Truffaut ebbe una gioventù difficile. A 15 anni abbandonò gli studi e, tra un lavoretto e l’altro, cominciò a collaborare ai ''Cahiers du cinema'' dove, in articoli di tono acceso, criticò il conformismo del cinema francese del dopoguerra, pronunciandosi a favore di pellicole d'autore. Da regista, intraprese poi una carriera in costante ascesa, raccontata da film di avanguardia spesso avversati da benpensanti e conservatori. Scandalo fece con ''Jules e Jim'' (1961), storia di una donna più forte degli uomini, incapace di appartenere a un uomo solo e decisa a inventare la propria esistenza istante per istante, a dispetto delle costrizioni che impone la vita. ''Fahrenheit 451'' (1966) rappresentò la svolta: fu il suo primo film prodotto da una grande industria e con un budget molto elevato, storia fantascientifica incentrata sulla distruzione della cultura tradizionale attraverso l'eliminazione di tutti i libri.
Attratto dall'amore, dalla morte e dai bambini (temi ricorrenti in tutta la sua produzione cinematografica), fu protagonista del rinnovamento nella tradizione francese basato sull'elemento romanzesco, sullo studio psicologico e sull'osservazione della vita quotidiana. Nel 1973 firmò ''Effetto notte'', che gli valse premi e riconoscimenti in tutto il mondo. Seguirono, tra gli altri, ''La camera verde'' (1978), ''L'ultimo metro''' (1980, premiato con 12 Cesar), ''La signora della porta accanto'' (1981) fino al suo ultimo ''Finalmente domenica'' del 1983. ''Quando facevo il critico- raccontò- pensavo che un film, per essere riuscito, dovesse esprimere simultaneamente un'idea del mondo e un'idea del cinema. Oggi io chiedo al film che sto guardando sia la gioia di fare del cinema che l'angoscia di farlo e mi disinteresso di tutto ciò che sta fra le due cose, vale a dire di tutti i film che non vibrano''.
Grande specialista di Hitchcock, al quale dedicò un libro, e ammiratore del cinema americano, recitò anche in ''Incontri ravvicinati del terzo tipo'' di Steven Spielberg. Non amava la mondanità, i pubblici festeggiamenti e le interviste.
Muore il 21 ottobre del 1984.
Il 21 ottobre nella storia
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