dagli inviati Sandro Calice e Juana San Emeterio “Un film che celebra la grazia e la forza femminile, che dice da dove veniamo noi donne. Ma soprattutto un film sul potere eversivo del linguaggio”. Così Stefania Sandrelli ha presentato il suo esordio alla regia, “Christine Cristina”, storia di una poetessa del XIV secolo in anteprima fuori concorso al Festival del Cinema di Roma. Un film, dice la regista, che ha molti punti di contatto con il presente: ”Ho partecipato alla manifestazione di piazza del Popolo, ed ero felicissima di esserci: spero che da questo punto di vista non si molli. Roberto Saviano, da quel palco, ha detto proprio ciò che uno dei miei personaggi dice sullo schermo: e cioè che verità e potere non possono andare d'accordo”. Sulla sua prima regia ricorda: “Ci avevo provato anche 20 anni fa, avevo tentato di proporre un progetto, ma ho ricevuto solo rifiuti e ho accantonato l'idea. Questo e' un film che mi sarebbe piaciuto vedere al cinema”. Nel ruolo della protagonista, la figlia, della quale Stefania dice: “''In Amanda ho trovato una disponibilità ed una bravura particolari, che forse solo lei poteva darmi”.
“The warrior and the wolf” (“Lang Zai Ji”) di Tian Zhuangzhuang è l’altra anteprima della giornata, mentre per il concorso si sfidano “Les regrets” del francese Cédric Khan e “Plan B” dell’argentino Marco Berger. Tra gli eventi speciali “Popieluszko, freedom is within us” la vita e il sacrificio del “cappellano di Solidarnosc” raccontati da Rafal Wieczynski, mentre Asia Argento incontra il pubblico.
CHRISTINE CRISTINA
di Stefania Sandrelli, Italia 2009 (Rai Trade)
Amanda Sandrelli, Alessio Boni, Alessandro Haber, Roberto Herlitzka, Sara Bertelà, Paola Cruciani, Blas Roca Rey, Antonella Attili.
La prima volta di Stefania Sandrelli dietro la macchina da presa ci regala una storia che pochi conoscono: la vita e le opere di Cristina da Pizzano. Cristina (Amanda Sandrelli) è stata una figura esemplare nella storia della letteratura. Italiana, vissuta in Francia nel momento del passaggio dalla notte del Medioevo all'alba dell'Umanesimo, fu la prima donna a vivere soltanto grazie alla propria penna, cioè scrivendo e pubblicando opere poetiche, cosa impensabile per le donne dell’epoca.
Rimasta vedova, con due bambini piccoli, da una condizione agiata precipita nella povertà, e viene ospitata da una vecchia amica, sposata con un cantastorie da osteria (Alessandro Haber). La donna incontra anche un teologo raffinato e colto (Alessio Boni) combattuto tra l’amore per Dio e quello per lei. Entrambi gli uomini l’accompagnano nella sua avventura intellettuale, l’uno cantando i suoi versi, l’altro facendole conoscere testi che per la maggior parte delle persone dell’epoca erano vietati. Nella Parigi piena di derelitti, dove si muore per fame e tifo, nel periodo delle lotte tra Armagnacchi e Borgognoni, Cristina risorge, combatte per quello che sente più forte dentro di se: il talento. Ma la strada è difficile e va percorsa da sola superando tanti ostacoli. Il cammino si fa ancora più complesso perché nella sua arte c’è la ricerca della verità. I suoi poemi cantano gli umili, la pace, la guerra, le donne e i sentimenti. Non sono i versi rassicuranti dei cantori di corte ma la forza delle rime viene dall’osservazione della realtà.
Questa bella figura storica di donna ci viene restituita bene nel film, girato senza presunzione da un’attrice che ha sicuramente amato questo personaggio. Cristina ci viene descritta come una donna, complessa, coraggiosa e spaventata, non come un’eroina femminista. Ben delineati anche gli altri personaggi che rappresentano uno spaccato del Medio Evo, un’epoca non solo oscura ma piena di fermenti. (J. S.)
THE WARRIOR AND THE WOLF (LANG ZAI JI)
di Tian Zhuangzhuang, Cina 2009 (Fortissimo Films)
Joe Odagiri, Maggie Q, Tou Chung-hua.
Ormai non c’è regista cinese che non voglia cimentarsi col cinema in costume, soprattutto quello epico sul leggendario periodo, a cavallo della nascita di Cristo, delle battaglie per l’unificazione del Paese sotto un solo imperatore. E’ in uscita “La battaglia dei tre regni” di John Woo sui giorni finali della dinastia Han (anno 208 d.C.) e sul tentativo dell’imperatore di annettere i regni del sud. Zhuangzhuang, che a Roma nel 2006 portò “The Go Master”, parla dello stesso periodo, ma con una piccola storia.
L’imperatore Han invia il suo esercito, guidato dal Generale Zhang, a sottomettere le tribù ribelli dell’estremo confine occidentale. Sul cammino Zhang incontra e arruola il pastore eremita Lu, convinto che possa diventare un grande guerriero. Lu rifiuta la violenza, ma quando Zhang viene ferito il pastore si ritrova a guidare le truppe. L’inverno è feroce in quei luoghi e il Comandante Lu è costretto a rifugiarsi in un villaggio sperduto. E’ il villaggio della tribù maledetta degli Harran: la leggenda racconta che vivano sottoterra e che di notte si tramutino in lupi. Qui Lu scopre che sotto la sua capanna vive nascosta una donna della tribù: esplode una passione selvaggia, animalesca, che potrebbe dannare la vita di entrambi.
Zhuangzhuang non è a proprio agio col genere. L’intento principale sembra quello di affiancare scene simboliche, spesso disegnate da una splendida fotografia, ma con pochissima attenzione all’intreccio narrativo, che risulta confuso, singhiozzante, a tratti incomprensibile. La storia di guerra, con scene di combattimento convulse che puntano sempre sui primi piani, diventa una storia magica che diventa una storia d’amore, con voli pindarici di cui il regista si compiace ma probabilmente lo spettatore no. (Sa. Sa.)PLAN B
di Marco Berger, Argentina 2009 (Rendez-vous Pictures)
Manuel Vignau, Lucas Ferraro, Damián Canducci.
Bruno viene lasciato dalla sua ragazza; dietro l'espressione calma e indifferente, la sua mente progetta una fredda e dolce vendetta. Lei, una ragazza dalla mentalità moderna e aperta, continua a vederlo ogni tanto, ma ha un altro ragazzo, Pablo. Bruno diventa amico di Pablo, con l'intento di logorare la coppia, forse presentandogli un'altra donna. Ma, strada facendo, si presenta la possibilità di un piano B, ben più efficace, che finirà per mettere in dubbio il suo cinismo e la sua sessualità.
LES REGRETS
di Cèdric Kahn, Francia 2009 (Films Distribution)
Yvan Attal, Valeria Bruni Tedeschi, Arly Jover, Philippe Latrine.
L'architetto quarantenne Mathieu è felicemente sposato. Quando la madre si ammala, torna nella cittadina d'origine per starle accanto. Solo e in stato di choc per le condizioni della donna, rivede Maya, il suo primo amore. Il tempo non ha cancellato l'attrazione tra i due che tornano a frequentarsi, precipitando in un disperato amour fou che trascina l'uomo verso la pazzia.