Festival del Cinema di Roma


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Clooney, il nuovo anti-eroe di Reitman

In 'Tra le nuvole', in concorso insieme con 'After' e 'Chaque jour est une fete'

dagli inviati Sandro Calice e Juana San Emeterio


Alla fine, forse, George Clooney comincerà a disertare le conferenze stampa (e farà bene) se continueranno con questo provinciale tormentone sulla sua presunta omosessualità. Siamo ormai abituati a considerarlo uno “di casa”, ma resta il divo più divo sulla scena cinematografica. A Roma per presentare il film di Jason Reitman “Tra le nuvole”, in concorso, il bel Gorge ha parlato anche del film che girerà a L’Aquila, titolo provvisorio “L’americano”, con Violante Placido. “Ho deciso di girare un film nelle zone del terremoto dell'Abruzzo – ha detto - per aiutare quelle popolazioni e impedire che fossero abbandonate come e' accaduto agli abitanti di New Orleans”. Ovvia anche la domanda sul Nobel a Obama: "Io ho cominciato a sostenere Barack Obama fin dall'inizio e sono fiero di vivere in un paese che l'ha eletto. Spero che il premio Nobel aiuti il nostro presidente a portare vanti i principi del suo programma e sostenga il suo progetto sulla pace. Continuo ad avere piena fiducia in lui”.

Gli altri film in concorso nella giornata di sabato sono “After” dello spagnolo Alberto Rodriguez e “Chaque jour est une fete” della libanese Dima El-Horr.

TRA LE NUVOLE

di Jason Reitman, Usa 2009 (Universal Pictures)
George Clooney, Vera Farmiga, Anna Kendrick, Jason Bateman.

Reitman ormai ha un suo timbro di fabbrica: personaggi ambigui ma che non riusciamo a “odiare”, anti-eroi simpatici e gaglioffi, in storie impegnative. Dal lobbista del tabacco in “Thank you for smoking” all’adolescente che affida a una coppia il suo bambino del film premio Oscar e vincitore del Festival di Roma 2007 “Juno”. Fino al Ryan Bingham di “Tra le nuvole”.

Ryan di professione fa il “tagliatore di teste”, esperto psicologicamente e giuridicamente nel licenziare persone. Vive sugli aerei, negli aeroporti e negli hotel, possiede le tessere di tutti i programmi “mille miglia” di tutte le compagnie aeree ed è simpaticamente ossessionato dal traguardo più importante: raggiungere le 10 milioni di miglia. Poi due donne sconvolgono tutto. Natalie (Kendrick) è la giovane rampante che propone all’azienda di Ryan di risparmiare sui viaggi e di usare la tecnologia per licenziare le persone in videoconferenza. Alex (Farmiga) è una viaggiatrice professionista come Ryan, che vuole e chiede alla vita e alle avventure le sue stesse cose. La prima costringerà Ryan a immaginare per la prima volta la sua vita in un posto fisso, la seconda metterà in crisi la sua eterna fuga dai rapporti stabili e dalle responsabilità.

“Tra le nuvole” è una commedia amara e intelligente sulla crisi economica e finanziaria che ha colpito gli Stati Uniti, uno sguardo dentro le piccole storie di chi perde tutto, nel linguaggio della fiction, speculare a quello che Michael Moore ha fatto col suo docu-film. Quasi tutte le persone che interpretano i lavoratori licenziati, infatti, sono veri disoccupati. E le città su cui Reitman ha concentrato l’attenzione (Detroit, Phoenix, St.Louis, Wichita) sono proprio quelle che maggiormente hanno sofferto la crisi. Ma anche se, come nei precedenti lavori, il tema non trascina la storia nel patetico, conservando anzi momenti di pura ilarità, qui Reitman perde un po’ del suo tocco e il film mostra brevi momenti di stanchezza. Dietro la crisi mondiale c’è la crisi personale di un uomo che capisce la vacuità della sua vita e l’importanza dei rapporti umani, ma ci sono un paio di luoghi comuni (su tutti, la celebrazione della famiglia come unico elemento salvifico nella vita delle persone) che precipitano nella sociologia facile e nelle mode “culturali” imperanti. Sa.Sa.

AFTER

Di Alberto Rodriguez, Spagna 2009 (Tesela Pc)
Guillermo Toledo, Tristan Ulloa, Jesus Carroza, Blanca Romero, Raùl Del Pozo.

Manuel, Ana e Julio, amici fin da adolescenti, sono quasi quarantenni. Le loro vite sembrano perfette, hanno ottenuto ogni cosa che potesse portare la felicità, secondo le regole della nostra società, ma sono alla ricerca disperata di una soluzione all'immensa solitudine e insoddisfazione.

Manuel ha una famiglia, una moglie ed un bambino, rapporti difficili e una tendenza sempre più forte ad essere aggressivo e manesco. “Quello che avrebbe potuto essere” è il fantasma che lo perseguita, togliendogli il sonno e la voglia di vivere. Ana si gode la vita, senza affetti stabili, senza un programma preciso, inconsciamente in cerca di una compagnia, anche solo di un cane ferito. Julio vive negli alberghi, fa il manager e conosce il prezzo di ogni cosa ma non riesce ad avere un ‘rapporto’ soddisfacente con una donna. Le loro strade si incrociano in una calda notte d'estate dopo non essersi visti per molto tempo, e insieme iniziano un viaggio nel cuore della notte: sesso, droga, alcool ed eccessi, una fuga verso l'adolescenza come unica strada per sfuggire alla realtà. Tra di loro, però, non si crea nessuna complicità, solo un rapporto superficiale e disperato, in cui ognuno resta solo, fino all’ultimo bar aperto.

Il regista spagnolo Alberto Rodriguez, al suo quarto film, dopo il successo di “7 Virgenes”, sceglie di raccontare una generazione insoddisfatta. La rappresentazione, però, resta in superficie con più attenzione all’immagine, tra virgolette scandalosa, dell’effetto di droga e alcool e del sesso esplicito, che della profondità del malessere esistenziale. Come nella sequenza iniziale il cuore è solo un piccolo oggetto di plastica da appuntarsi sul petto. J.S.

CHAQUE JOUR EST UNE FETE

Di Dima El-Horr, Germania-Francia-Libano 2009 (Cine Sud)
Hiam Abbass, Manal Khader, Raia Haidar.

Un viaggio che inizia a Beirut, in una Beirut con le strade affollate di gente e di manifestanti. Tre donne che non si conoscono, salgono sullo stesso autobus dirette verso lo stesso luogo, il carcere di Mermel dove sono rinchiusi i loro uomini, ma con differenti obiettivi in testa. Il coniuge di Tamara è stato arrestato il giorno del loro matrimonio; Lina ha come obiettivo ottenere la firma sui documenti del divorzio mentre Hala deve riportare al marito, guardia carceraria, la pistola, che ha dimenticato a casa.

Il percorso verso la destinazione sembra abbastanza chiaro, ma all' improvviso un incidente cambia la situazione. Le tre donne vengono lasciate in balìa del deserto, delle loro ansie e ossessioni femminili. Perse in mezzo al nulla: tutt'intorno l'arido paesaggio del deserto e un visionario, surreale, susseguirsi di dune e di miraggi.

Opera prima della regista libanese Dima El-Horr, il film sceglie di raccontare il conflitto tra cristiani e musulmani con un’onirica storia “on the road” al femminile.