a cura di Sandro Calice e Juana San Emeterio
Danis Tanovic, premio Oscar 2002 con “No man’s land”, apre il Festival internazionale del film di Roma con il suo ultimo lavoro “Triage”. Il regista, nato in Bosnia e cresciuto a Sarajevo, racconta ancora di guerra e di chi si trova coinvolto. In conferenza stampa, parla delle ferite lasciate dal conflitto vissuto sulla propria pelle nella ex Jugoslavia e confessa che “fare un film di guerra è doloroso e riapre vecchie ferite”.
Tanovic non perdona all’Onu l’embargo alla Serbia: “Non credo nella neutralità, ma credo nell’equità. L’Onu a mio avviso deve sparire come è stato con la Società delle Nazioni prima della Seconda Guerra mondiale: non si può essere neutrali di fronte a uno stupro”. "Quando Antony Minghella mi propose di realizzare "Triage", nel 2002,- ricorda- ero molto stanco e non mi sentivo pronto a riaffrontare questo tema. Tornarci è doloroso, ma dopo aver letto la storia ho pensato che avrei scritto almeno la sceneggiatura. Poi mi chiamò anche Sidney Pollack, dicendomi 'hai l'esperienza giusta, dovresti farlo tu....'. E' per questo che oggi sono qui".
Ad accompagnare il film anche la bella attrice spagnola Paz Vega, Kelly Reilly, Branko Djuric e Christopher Lee che racconta come per interpretare questo film sia stato aiutato dall’esperienza diretta della guerra, cinque anni dal ’41 al ’46. A Roma non c’è il protagonista Colin Farrell, assente giustificato.TRIAGE
Di Danis Tanovic, Francia-Irlanda-Spagna-Italia, (01 Distribution)
Colin Farrell, Paz Vega, Christopher Lee, Kelly Reilly, Jamie Sives, Branko Djuric.
Come sopravvivere alla guerra? Quali tracce lascia nella vita delle persone che la vivono? Mark (Colin Farrell) è un fotoreporter in zone belliche inviato in Kurdistan insieme al suo amico e collega David (Jamie Sives). Mark vuole seguire il conflitto in cerca della foto-scoop, ma David è stanco, la moglie aspetta un figlio, e vuole tornare a casa. Ferito gravemente, Mark finisce in un ospedale improvvisato nelle caverne di Harir, dove in precedenza aveva conosciuto il dottor Talzani che, 'applicando' la pratica del triage appunto, decideva il destino dei suoi pazienti con delle etichette colorate: gialle per quelli che potevano essere curati, blu per chi era destinato a morire e veniva quindi “finito” con un colpo di pistola. A Mark tocca l’etichetta gialla, sopravvive e torna a casa, da solo.
E’ ferito e irriconoscibile, non riesce a tornare alla vecchia vita di Dublino. A peggiorare le cose, il fatto che comincia a zoppicare, a perdere l’uso della gambe mentre tutti aspettano il ritorno di David. La sua malattia è psicologica e la sua compagna Elena (Paz Vega) è costretta a chiamare in aiuto l’odiato nonno (psichiatra) artefice della ‘redenzione' psicologica dei falangisti della guerra civile spagnola. Lentamente il vecchio dottore (Christopher Lee) riporta alla luce una scioccante verità.
Tratto dall'omonimo romanzo dell'ex corrispondente di guerra Scott Anderson, “Triage” è un film duro, pieno di polvere, sporcizia, sangue e orrore come le guerre che racconta. Il protagonista ci riporta un’angoscia che si aggiunge alle altre: non riuscire a riportare chi è morto alla famiglia, ben rappresentata dalla sequenza dove una donna in cerca dei suoi parenti mostra le foto al reporter, perché li trovi tra un cumulo di teschi.