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E' morto Gino Giugni, 'padre' dei lavoratori

Fu a capo della Commissione incaricata di scriverne lo Statuto. Napolitano: 'Fu padre del Diritto moderno' k

di Rodolfo Ruocco

Si è spento a Roma Gino Giugni, considerato il padre dello Statuto dei Lavoratori, redatto nel 1969 quando lui era alla guida della Commissione nazionale incaricata di scriverne il testo.

Nato nel 1927, Giugni si laurea in Giurisprudenza specializzandosi in diritto del lavoro. Nel 1983 è vittima delle Brigate Rosse e viene gambizzato da una donna. E' stato senatore e, nel 1993-1994, ministro per il Lavoro e la sicurezza sociale. "Che vuoi che ti dica: mi sono salvato. Noi riformisti siamo un bersaglio". Nel maggio del 1983, quando fu 'gambizzato' dalle Br, andai a trovarlo in ospedale a Roma ed era consapevole di rischiare.

Da socialista (fu senatore del Psi e ministro del Lavoro nel governo Ciampi) e riformista sapeva di essere un bersaglio. Fu il "padre" dello Statuto dei lavoratori con Federico Mancini (un altro grande docente di diritto del lavoro come lui) e nacque nel 1970 la legge voluta dal ministro Giacomo Brodolini. Lavorò al patto anti-inflazione dell'84 (governo Craxi) e a quello del'93 (esecutivo Ciampi). "In Italia si può essere socialdemocratici, ma non dirlo", notava.

Napolitano: "Padre del Diritto moderno"
"Con profonda commozione partecipo al cordoglio del mondo della cultura, del mondo del lavoro e delle istituzioni per la scomparsa di Gino Giugni". Questo uno dei passaggi del messaggio che il capo dello Stato, Napolitano, ha inviato alla famiglia del giuslavorista e padre dello Statuto dei lavoratori.

"E' stato uno studioso di altissimo livello- si legge tra l'altro nel messaggio- riconosciuto ispiratore di una moderna scuola di diritto del lavoro". Per il presidente del Senato, Schifani, "Giugni lascia un vuoto di equilibrio e sapere", mentre per il presidente della Camera, Fini, "fu promotore delle forme più avanzate di tutela dei lavoratori".

Cordoglio bipartisan
Sincero cordoglio per la morte di Gino Giugni da parte degli esponenti sia della maggioranza sia dell'opposizione. Al padre dello Statuto dei lavoratori viene riconosciuta la sua rigorosa onestà intellettuale e politica. Per il ministro del Lavoro, Sacconi, "Giugni lascia una grande vuoto perchè è stato il protagonista dello sviluppo sociale dal dopoguerra". E annuncia che dedicherà a Giugni "come già fatto per Marco Biagi" una delle sedi del ministero del Lavoro.

"Con Gino Giugni- afferma il leader del Pd, Franceschini- se ne va un vero riformista. Lo Statuto che porta la sua firma è uno dei grandi passaggi della crescita sociale del nostro Paese".

I sindacati: "Si è battuto per i diritti dei lavoratori"
Cordoglio unanime per la morte di Giugni anche dal mondo sindacale. "Esprimo la mia personale commozione e quella di tutta la Cgil- dice il segretario generale Epifani-, Giugni è stato un grande protagonista della riforma del diritto del lavoro e della legislazione sociale". Secondo il segretario della Cisl, Bonanni, "Giugni è stato un grande studioso, un grande politico, amico dei lavoratori e del riformismo sociale italiano".

Per la Uil Giugni "ha speso tutta la sua vita per difendere i diritti delle persone che lavorano", mentre per l'Ugl "viene meno un personaggio che ha dato ai lavoratori il massimo dei diritti".