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26 settembre

Nasce Enzo Bearzot, muore Anna Magnani, terremoto in Umbria e Marche, muore Paul Newman

Un Papa che ha affrontato i rivolgimenti sociali del ’68, ha abolito l’Indice dei libri proibiti, ha dovuto trovare una linea tra le pressioni dei tradizionalisti sostenitori del vescovo francese Marcel Lefebvre e dei sacerdoti sudamericani affascinati dalla teologia della Liberazione.

Paolo VI, al secolo Giovan Battista Montini, fu eletto al soglio pontificio il 21 giugno 1963. Il Concilio Vaticano II non si era ancora concluso e il suo predecessore, Giovanni XXIII, gli lasciava in eredità la responsabilità di rendere realtà le grandi innovazioni che il Concilio stava ancora elaborando. Papa Montini cambiò l’immagine che il mondo aveva dei pontefici e della Chiesa. Gli era infatti chiaro il valore comunicativo dei gesti e volle rendersi più vicino alla gente abbattendo il muro della formalità. Decise così di abolire dal cerimoniale i flabelli bizantini (i grandi ventagli di piume), il triregno (la corona usata per la cerimonia di incoronazione dei papi), e la sedia gestatoria. Nel 1970 sciolse tutti i cori armati compresa la Guardia Palatina, lasciando solo la Guardia Svizzera.

Giovan Battista Montini era nato il 26 settembre 1897 in un piccolo paese in provincia di Brescia, dove la sua famiglia aveva una casa per le ferie estive. La sua carica innovativa passava attraverso azioni compiute con il suo stile pacato e misurato, che lo aveva caratterizzato fin da ragazzo, quando le sue precarie condizioni di salute lo avevano costretto a una vita molto ritirata.

Fu il primo pontefice a celebrare la messa in una fabbrica: era la notte di Natale del 1968. Tra gli altiforni della Italsider di Taranto gli operai, che in quegli anni erano impegnati in aspre lotte di rivendicazione sindacale, ascoltarono il Papa dire loro: “Voi ci siete cari, non abbiamo motivo di essere separati perché è proprio Dio che santifica il lavoro delle vostre mani”.

Questa vicinanza alla realtà del mondo del lavoro lo aveva già caratterizzato da vescovo della diocesi di Milano, tanto che venne chiamato “l’arcivescovo dei lavoratori”. Durante il suo pontificato scrisse due encicliche volte a delineare la dottrina sociale della Chiesa: “Populorum progressio” e “Octogesima adveniens”.

La sua apertura al mondo si espresse anche attraverso i numerosi viaggi. Fu il primo Papa a utilizzare l’aereo e a visitare tutti e cinque i continenti, viaggiando più di quanto tutti i suoi predecessori avessero mai fatto. Andò in Terrasanta nel 1964, in India e al Palazzo di vetro a New York nel 1965, a Fatima, Isambul, Efeso e Smirne nel 1967, a Ginevra per i 50 anni di fondazione dell’OIL (Organizzazione Internazionale del Lavoro) e poi in Uganda nel 1969, in Oceania e Australia nel 1970. Il suo pontificato fu segnato anche dall’impegno per il riavvicinamento delle Chiese scismatiche.

Nel viaggio in Palestina incontrò il patriarca ortodosso Atenagora: erano 14 secoli che un successore di Pietro non incontrava il patriarca di Costantinopoli. Nel 1967 avvenne invece lo storico viaggio apostolico a Istanbul.

Radicali cambiamenti toccarono anche le strutture vaticane. Paolo VI fissò a 120 il numero massimo dei cardinali elettori del Papa e a 80 anni il limite di età per partecipare al Conclave. Nel 1965 istituì poi il Sinodo dei Vescovi, dando risposta alle richiesta di maggior collegialità, e riformò il Sant’Uffizio, che prese il nome di Congregazione per la dottrina della fede. Sempre secondo il principio di non escludere la Chiesa dai problemi e dalle esigenze della modernità, Paolo VI istituì nel 1964 la Pontificia Commissione per le Comunicazioni sociali e due Segretariati, uno per i non cristiani e uno per i non cattolici.


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Il 26 settembre nella storia

1927: Nasce Enzo Bearzot 1973: Muore Anna Magnani 1997: Terremoto in Umbria e nelle Marche 2008: Muore Paul Newman

 

 

 

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