Oggi è una raffinata star italiana, la più ammirata ad Hollywood. Ha una stella sulla Walk of fame e alle spalle un percorso artistico celebrato a suon di premi. Vive stabilmente negli States, dove sin dagli Anni Cinquanta ha recitato con Cary Grant, Marlon Brando, e Clark Gable.
Eppure Sophia Loren, nel cuore e nell’immaginario degli italiani, trionfa per altri motivi. Per la sua interpretazione ne “La ciociara” di Vittorio De Sica, Oscar a ventisette anni nel ruolo di una madre in viaggio con la figlia attraverso la disperazione della guerra. Per la bella e prorompente popolana de “L’Oro di Napoli”, per le litigate appassionate e irresistibili con Mastroianni in “Matrimonio all’italiana”. Per l’ultimo grandissimo guizzo in sodalizio con Marcello: “Una giornata particolare” di Ettore Scola, in cui i due attori disegnano il ritratto di una coppia di semiemarginati, lei casalinga e lui omosessuale, sotto il regime fascista. Ruoli e personaggi “popolari”, di madri, amanti e mogli, offerti e sofferti con la generosità di chi la vita, insieme alla carriera, ha dovuto scalarla con fatica.
Nata il 20 settembre 1934 a Roma, l’allora Sofia Scicolone ben presto si trasferì a Pozzuoli. Qui trascorse con la famiglia della madre l'infanzia e parte dell'adolescenza, durante la guerra, in condizioni economiche difficili. A 15 anni andò a Roma in cerca di successo. Debuttò come generica nel film kolossal “Quo Vadis?”. Partecipò a vari concorsi di bellezza, fra cui Miss Italia del 1950 che la premiò come Miss Eleganza.
Sul set di “Africa sotto i mari”, a soli 17 anni, Sophia conobbe il suo futuro marito, il produttore Carlo Ponti. Nel 1954 la Loren è diretta ne “L’Oro di Napoli” da Vittorio De Sica: la figura che si rivelerà fondamentale per la sua esplosione artistica. Il primo grande riconoscimento, però, è del 1958: la Loren vince la Coppa Volpi come migliore attrice al Festival di Venezia, grazie al film “Orchidea nera” di produzione americana.
“La parte della madre, fatela fare a Sophia!”. Così sbottò Anna Magnani, rifiutando il ruolo di Cesira nel film “La ciociara”. Non si sentiva ancora così “matura” da dover interpretare la mamma della Loren. Lo spiegò a Cesare Zavattini e Vittorio De Sica, lo sceneggiatore e il regista di quel capolavoro assoluto del neorealismo italiano. Loro, fulminati dal consiglio involontario, tolsero a Sophia la parte della figlia per consegnarle quello di “madre coraggio”. La Loren, che durante la guerra era stata tirata su con grande sacrificio dalla madre Romilda (“Per amore delle figlie chiese anche l’elemosina”), liberò il suo talento drammatico con un’interpretazione da brividi. Da premio Oscar.
Con Vittorio De Sica la Loren girerà complessivamente otto film, spesso con Marcello Mastroianni nel ruolo di protagonista maschile. Nel terzo episodio di “Ieri, oggi, domani”, del 1963, diventa un cult la scena ironica e sensuale dello spogliarello di Mara, accompagnato dalle note di “Abat jour”, sotto gli occhi di un famelico e ululante Mastroianni. Nel primo episodio, invece, la Loren è un’agguerrita venditrice di sigarette di contrabbando, che per non finire in carcere rimane incinta numerose volte, fino al crollo fisico del povero e mansueto marito, al solito il bel Marcello.
Nel 1982 la realtà supera poi la finzione: Sophia Loren torna in Italia dalla Svizzera in maggio, apposta per costituirsi e scontare 17 giorni di carcere a Caserta per frode fiscale, responsabilità in seguito attribuita al suo commercialista. Una parentesi sgradevole, incastrata in una lunga serie di tributi e di omaggi.
Nel 1991 riceve un secondo Oscar, alla carriera questa volta, il Premio César, sempre alla carriera, e la Legion d'Onore francese. Nel 1994 Robert Altman le assegna un ruolo nel suo “Prêt à porter”, nel quale, trent'anni dopo, ripropone con arguta ironia lo spogliarello per Marcello Mastroianni di “Ieri, oggi e domani”. L'anno successivo è la splendida signora corteggiata da Walter Matthau e Jack Lemmon in “That's amore”. Poi la mamma di un ragazzo ebreo che vuol diventare comunista in “Soleil” di Roger Hanin. Materno, tenero e viscerale è anche il grido, “Roberto”, con cui nel 1998 annuncia a Benigni e alla platea di Hollywood l’Oscar per “La vita è bella” come miglior film straniero.
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Il 20 settembre nella storia
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