di Sandro Calice
Si alza il sipario. E i riflettori sono tutti per Giuseppe Tornatore e il suo “Baarìa”, che questa sera apre ufficialmente la 66ma Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, al Lido fino al 12 settembre. Cerimonia di apertura, con la madrina Maria Grazia Cucinotta, in Sala Grande alle 19.30.
Il film si annuncia come un evento. Quasi due anni di lavoro, 35 milioni di euro di costo, la Bagheria del titolo, città natale del regista, ricostruita in Tunisia, 63 attori professionisti, e la lista potrebbe continuare. Ma soprattutto una serie di “comparse” di lusso, come Placido, Bova, Salemme, Lo Cascio, Beppe Fiorello, Lo Verso, Chiatti, Bellucci, Sastri, Finocchiaro, Gullotta e altri che accompagnano i giovani protagonisti Francesco Scianna e Margareth Madè. Una piccola storia epica che racconta tre generazioni di una famiglia siciliana, dagli anni ’30 agli anni ’80.
Il programma della giornata prevede anche la proiezione, fuori concorso, di “[Rec] 2”, di Jaume Balaguerò e Paco Plaza, seguito dell’horror presentato con discreto successo proprio a Venezia due anni fa, un genere che in questa edizione avrà un grande spazio, a partire dal “Survival of the dead” di George Romero in concorso.
Il red carpet sarà, ovviamente, monopolizzato dal cast di “Baarìa”, con la defezione di Monica Bellucci. Ma sono attesi registi come Michael Moore e Werner Herzog, oltre al maestro Mario Monicelli, gli stilisti Giorgio Armani e Dolce e Gabbana, la campionessa del mondo Federica Pellegrini e personalità varie. In giornata, inoltre, sbarcano al Lido, tra gli altri, Nicholas Cage ed Eva Mendes (protagonisti de “Il cattivo tenente” di Herzog) e il regista Todd Solondz, in concorso con “Life during wartime”. E’ da vedere come reggerà l’organizzazione, visto che per la costruzione del nuovo Palazzo del cinema, la cui inaugurazione è prevista per il 2011, tutta l’area antistante il Casinò è un cantiere a cielo aperto.
Ieri sera, a Campo San Polo, Venezia 66 ha avuto il suo primo momento di grande cinema con la proiezione della versione restaurata de “La grande guerra” di Mario Monicelli, film con cui il regista, oggi novantaquattrenne, nel 1959 vinse ex equo con Rossellini il leone d'oro proprio alla Mostra del cinema. Monicelli ha fatto un paragone, parlando del suo film: “Gli italiani sono presentati un po' come cialtroni, personaggi che diventano eroi solo se toccati sul personale. Non per difendere la patria, ma per difendere il loro orgoglio, se stessi. Anche oggi gli italiani non vogliono pensare. Vogliono essere guidati, si fidano e fanno male. Fanno le loro truffette pur di non occuparsi della cosa pubblica e invece e' proprio della cosa pubblica che bisogna occuparsi”. Complimenti per Tornatore: “Non segue l'esempio di nessuno, segue solo se stesso''. E su “Baarìa”: vorrei vederlo “in siciliano, con i sottotitoli in italiano: voglio capire quello che si dice, senza perderne l'essenza. Perché il dialetto è una risorsa della cultura italiana, non può essere usato per dividere l'Italia''.