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Gli 'angeli' della montagna

L'esercitazione delle Fiamme Gialle sulle Alpi Giulie H

L’arrivo a Sella Nevea avviene su un fuoristrada della Guardia di Finanza della Compagnia di Tolmezzo comandata dal capitano Michele Vidoni. Con il capitano e il maresciallo aiutante Lorenza Barbarino si affrontano le ultime curve prima di arrivare a destinazione. Qui avverrà la simulazione di un soccorso in alta quota. Parteciperanno alle operazioni le Fiamme Gialle di Sella Nevea, con tanto di unità cinofile, e un elicottero della Guardia di Finanza di Bolzano.

Su un massiccio è rimasto ferito, e impossibilitato a continuare la discesa, un escursionista. La zona è stata identificata grazie a una telefonata di soccorso partita dal cellulare del mal capitato. I finanzieri attendono l’arrivo dell’elicottero in una zona vicina. Con l’ausilio di fumogeni viene indicato il punto di atterraggio al maggiore pilota Stefano Baù e al resto dell’equipaggio. Sull’elicottero salgono i soccorritori con attrezzature al seguito. Si parte verso la destinazione. Qui si calano con il verricello i finanzieri del Sagf. Il punto della sciagura non è dei migliori. La vittima viene imbracata sulla barella. Questo è uno dei momenti più delicati del recupero. Bisogna muoversi con cautela e non dare scossoni al ferito. Un primo soccorritori inizia la discesa. Dopo qualche metro fissa le funi e inizia a tirare fuori la barella. Gli altri finanzieri cercano di spingerla verso l’esterno. Un altro soccorritore è pronto alla discesa. La barella inizia ad essere calata. Si scende con massima prudenza. Le operazioni sono abbastanza veloci ma sembrano interminabili. Dopo qualche minuto la barella arriva a bassa quota. Il ferito è pronto ad essere trasferito nell’ospedale di Tolmezzo.

E’ stata una simulazione, ma uguale alle operazioni di soccorso che si svolgono normalmente in montagna. Tutto, ovviamente, è finito bene ma a volte non è sempre così. “Ogni soccorso ha una storia a sé. Dipende da molti fattori ambientali. Si pensi a un recupero di notte o con la nebbia. Tutto diventa più difficile. Perciò non si possono fare delle stime sulle operazioni. Sono tutte diverse. Ma noi siamo addestrati per tutte le situazioni”. Il capitano Vidoni che comanda anche una sezione di Soccorso Alpino con 16 unità a Tolmezzo, spiega così le difficoltà di un lavoro che non conosce soste. Come quello che si svolge sulle piste da sci in inverno. Un’attività, dice il maresciallo Barbarino, che mira a prevenire incidenti e che cerca di mettere in sicurezza tutti gli amanti della montagna. “A volte basta un richiamo a qualcuno che cerca di fare delle cose folli per evitare sciagure. Anche questa è una attività importante”.

Basta anche in questo caso poco, ma questo poco sarà rispettato da tutti?