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L'estate nera della montagna

Più di 50 le vittime in tre mesi. Esperti alpinisti, ma anche escursionisti della domenica K

di Nello Rega

Con una media di quasi un morto al giorno l’estate che ormai si avvia alla conclusione potrebbe essere ricordata come una tra le più drammatiche degli ultimi anni. Sono, infatti, 50 le persone che in questa stagione sono morte in incidenti in montagna, sciagure che hanno coinvolto non solo alpinisti ma anche semplici escursionisti.
Un’estate nera che ha visto in agosto il maggior numero di vittime. In alcuni casi anche una semplice uscita in ricerca di funghi si è trasformata in tragedia (come il caso di un 16enne morto in un bosco vicino Lecco il 10 agosto scorso).
Troppo spesso distrazione, poca conoscenza delle tecniche alpinistiche, superficialità, sono fonte di questi incidenti in montagna. Bastano piccoli e, apparentemente, “ingenue” precauzioni per scongiurare il peggio.
Grazie al Sagf, la Guardia di Finanza è attiva dalle Dolomite fino all’Etna con le unità di soccorso alpino. Istituito nel 1965 e organizzato su tutto il territorio montano nazionale, il Sagf è presente in 25 Stazioni di soccorso alpino. La formazione del personale specializzato delle Fiamme Gialle avviene nella Scuola Alpina di Predazzo, in Trentino. Dal 1996 è stata firmata una “dichiarazione di principio” tra la Guardia di Finanza, il Club Alpino Italiano (Cai) e il Corpo nazionale di Soccorso alpino e speleologico (Cnsas) per la collaborazione e per gli interventi in montagna.
Dall’inizio del 2005 il Soccorso alpino della Finanza ha svolto quasi 1.500 interventi su tutto il territorio nazionale. Le operazioni hanno consentito di ritrovare in vita 1.594 persone. Nello stesso periodo sono state recuperate 101 vittime di incidenti in montagna. In molte di queste attività sono stati impiegate unità cinofile. Nell’ultimo biennio le operazioni di soccorso sono state oltre 4.500, con il salvataggio di circa 4.700 persone.
Quali sono le precauzioni da adottare per evitare gli incidenti in montagna? Innanzitutto è necessario scegliere gli itinerari in base alle capacità fisiche e tecniche; consultare i bollettini meteorologici, tenendo conto che in montagna le condizioni del tempo possono cambiare radicalmente in pochi minuti. Abbigliamento e equipaggiamento devono essere adeguati all’impegno e alla lunghezza dell’escursione. Nello zaino ricordarsi sempre di avere l’occorrente per le situazioni di emergenza: telo termico, lampada frontale, telefonino e un kit per il pronto soccorso. Evitare di intraprendere scalate da soli. Se le condizioni meteo dovessero peggiorare poco dopo l’inizio dell’escursione, ritornare velocemente al punto di partenza.
Consigli a parte, da più parti si invoca addirittura una legge ad hoc. Come nel caso del Codacons, che davanti all’impennata di morti in questa estate nera, ha chiesto la modifica della legge 363 sulle norme in materia di sicurezza nella pratica degli sport invernali. Secondo l’associazione di difesa dei consumatori, la normativa andrebbe estesa anche alle scalate. “Così come nella attuale legge si stabiliscono precise regole sulla neve, anche nel caso di semplici escursioni in montagna è necessario fissare regole più stringenti”, sostiene il Codacons.