Prima che l'incidente automobilistico in Turkmenistan, nel '92, trasformasse in modo tanto drammatico la sua vita, era stato l'emblema dell'uomo moderno di avventura. Nato a Milano nel 1941, fin da giovanissimo Ambrogio Fogar aveva coltivato la passione per le grandi imprese, che lo avrebbe portato anni dopo a compiere il giro del mondo in barca a vela in solitario, e poi la spedizione a piedi al Polo Nord, in compagnia del suo cane husky Armaduk, diventato assieme a lui un mito per tutti gli appassionati dell'estremo.
A soli diciotto anni attraversò le Alpi con gli sci per ben due volte. Successivamente, si dedicò al volo libero, sempre rischiando al massimo, e durante un lancio col paracadute ebbe un grave incidente. Il brutto spavento non gli impedì di ottenere il brevetto di pilota per piccoli aerei acrobatici. Dall'aria al mare: nel 1972 attraversò in solitario l'Atlantico del Nord, per buona parte senza l'uso del timone, e nel gennaio 1973 partecipò alla regata Città del Capo-Rio de Janeiro. Alla fine dello stesso anno compì la grande impresa: il giro del mondo in barca a vela in solitario navigando da Est verso Ovest contro le correnti e il senso dei venti.
Nel 1978, la prima grande tragedia irruppe nella sua vita: la morte dell'amico giornalista Mauro Mancini, finito con lui alla deriva su una zattera per oltre due mesi, dopo che la loro barca, 'Surprise', nel tentativo di circumnavigare l'Antartide, era stata affondata da un'orca ed era naufragata al largo delle isole Falkland. Fogar fu tratto in salvo per coincidenze fortuite, ma l'amico non sopravvisse. Dopo l'impresa al Polo Nord in compagnia del fedele cane Armaduk, Fogar approdò in televisione con la trasmissione 'Jonathan': dimensione avventura', e diventò un personaggio caro al grande pubblico.
I suoi racconti di avventura e di divulgazione erano seguitissimi: per la trasmissione girò il mondo sempre a caccia di nuove imprese e testimonianze da raccontare. Testimonianze che riportò in una gran quantità di libri e articoli. Gli mancava solo il deserto: dopo la partecipazione a tre edizioni della Parigi-Dakar e a tre Rally dei Faraoni, nel'92 scelse di partecipare al raid Parigi-Mosca-Pechino. Qui la sventura gli tese un agguato: la macchina su cui viaggiava si capovolse dopo aver urtato un sasso e lui si ritrovò con la seconda vertebra cervicale spezzata e il midollo spinale tranciato.
Da uomo di azione e di imprese estreme, diventò un sopravvissuto per miracolo, immobilizzato in maniera assoluta e permanente. Ma non si arrese mai. Nonostante l'immobilità totale, trovò un'altra impresa in cui credere: resistere alla malattia, resistere ai ricordi. Tanto che, nell'estate del 1997, riuscì a compiere un giro d'Italia in barca a vela, su di una sedia a rotelle basculante, in un viaggio battezzato 'Operazione Speranza'. Anche questa sua nuova impresa diventò testimonianza scritta. ''Resisto perché spero un giorno di riprendere a camminare, di alzarmi da questo letto con le mie gambe e di guardare il cielo'', scrisse. Nel cielo, che negli ultimi anni poteva ammirare solo dipinto sul soffitto della sua camera, c'è perfino una stella che gli astronomi gli hanno dedicato e che porta il suo nome: Ambrofogar Minor Planet. Ambrogio Fogar muore il 23 agosto del 2005 in seguito a un infarto.
Il 23 agosto nella storia
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1952: La Lega Araba diventa operativa | 1962: 1° collegamento tv in diretta tra Usa ed Europa | 1979: Il ballerino sovietico Godunov chiede asilo agli Usa | 1982: In Norvegia arpionato calamaro gigante a soli 5 mt di profondità |
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