di Sandro Calice
GARAGE
di Leonard Abrahamson, Irlanda 2007 (Mediaplex Italia)
Pat Shortt, Anne-Marie Duff, Conor Ryan, Don Wycherley, Andrew Bennet, Denis Conway, Tom Hickey, George Costigan, John Keogh.
Quanto può essere mortale l'innocenza in un mondo come il nostro. “Garage”, vincitore del Torino Film Festival nel 2007 è il secondo lavoro di Leonard Abrahamson dopo “Adam & Paul”, presentato a Berlino nel 2005 e vincitore di numerosi premi. E' una storia minima e potente, raccontata a voce bassa e senza didascalismi. Da vedere.
Josie (un bravissimo Pat Shortt) è quello che con crudeltà un tempo si sarebbe chiamato lo scemo del villaggio. Il villaggio è un anonimo paesino dell’Irlanda dove tutti conoscono tutti e non accade mai nulla. Josie è un'anima semplice, con una vita banale ma che lo rende felice. Da anni fa l'inserviente in una pompa di benzina e viene trattato come un innocuo disadattato dai paesani, che lo deridono, lo usano o lo ignorano a seconda dei casi. Josie ha diritto di esistere sono finquando resta nel posto che la società gli ha assegnato. Ma anche Josie sogna, si emoziona, spera. Uno sguardo di Carmen comincerà a incrinare il suo mondo. Poi il proprietario della stazione di servizio decide di affiancargli David, un adolescente che gli darà una mano nel lavoro. Josie si sente responsabile, vuole diventare suo amico e ingenuamente lo tratta da adulto. Ma la gente che mormora ha deciso che è andato troppo oltre il suo spazio. E la cattiveria non è un sentimento che Josie è in grado di capire e sopportare.
C'è una solitudine insopportabile in “Garage”, perchè fatta di presenze, di voci, di finta comprensione e di indifferenza. Una solitudine amplificata dai paesaggi, splendidamente fotografati da Peter Robertson: troppo vasti e troppo belli perchè un'anima sola possa reggerli. Eppure Josie guarda in faccia questa vita con l'ottimismo di chi ha bisogno di poco, quasi nulla, per andare avanti col sorriso. Ci contagia quasi, a tratti. Ma è solo un momento. Noi siamo (diventati) troppo cinici per non capire che non c'è molto di cui essere felici. Forse lo capirà anche Josie alla fine, ma noi non saremo mai capaci di capire quanto sarebbe più bello il mondo visto attraverso i suoi occhi.