di Sandro Calice
TERMINATOR SALVATION
di McG. Usa, Germania, Gran Bretagna 2009 (Sony Pictures Italia)
Christian Bale, Anton Yelchin, Sam Worthington, Moon Bloodgood, Common, Bryce Dallas Howard, Terry Crews, Roland Kickinger, Chris Ashworth.
Terminator è sicuramente una delle più riuscite invenzioni del cinema di fantascienza moderno. Lo crea nel 1984 James Cameron, che nel ’91 ne girerà anche il sequel, “Terminator 2: il giorno del giudizio”. Il terzo episodio della saga, “Terminator 3: le macchine ribelli” (2003), chiuderà il ciclo, ma senza Cameron alla regia il film non è memorabile. Ora, nella stagione dei prequel, i film che raccontano o riscrivono le origini dei “miti” (inaugurata da Lucas con “Star Wars”, e poi “Star Trek”, gli X-men, Batman, 007), arriva “Terminator Salvation”, primo capitolo di una trilogia. Ma il film si rivela molto di più di una semplice operazione commerciale.
2003. Marcus Wright (Worthington) è detenuto nel braccio della morte. Ha commesso un delitto, ma non è un criminale, e la dottoressa Kogan lo convince a donare il suo corpo alla scienza. 2018. La Terra è stata sconvolta dall'apocalisse nucleare del Giorno del Giudizio e solo la resistenza di piccoli gruppi di umani impedisce che le macchine, guidate dal network di intelligenze artificiali Skynet, diventato senziente 14 anni prima, conquisti il mondo. John Connor (Bale) conosceva questo futuro, lo ascolta ogni giorno raccontato dalla voce di sua madre. E' destinato a diventare il capo della Resistenza e deve trovare il suo futuro padre prima che lo facciano i Terminator. Ma l'arrivo di Marcus cambia tutto. Il destino non è scritto e Connor deve decidere col cuore se quello sconosciuto rappresenta la fine dell'umanità o la chiave per attaccare e distruggere Skynet.
McG, due “Charlie's Angels” alle spalle, vince la scommessa e ci consegna un buon film di fantascienza che non deluderà gli appassionati. Per gli altri, inutile farsi venire mal di testa da paradossi temporali: basta ricordare che nel primo Terminator, qualche anno dopo quello in cui si svolge questo film, Skynet invierà indietro nel tempo un androide a uccidere Sarah Connor, madre di John, prima che lui nasca. Connor manderà un suo soldato, Kyle Reese, per proteggerla. Reese farà di più, e diventerà il padre di John. Ma qui siamo solo all'inizio del futuro. Lo scenario è tutto in divenire. E anche la splendida fotografia (Shane Hurlbut) rende bene l'idea di un mondo appena devastato dall'apocalisse. Non siamo dalle parti di Mad Max, per intenderci. Qui gli umani stanno imparando a riorganizzarsi e Skynet sta appena producendo i nuovi, inarrestabili, modelli di Terminator. Polvere e ferro, un'apoteosi di ferro (e viene in mente un Transformers per adulti), dominano lo schermo. Il ritmo è martellante, ma il modello è il cinema d'azione più che i videogiochi. E gli eroi che lottano in manifesta inferiorità rispetto al nemico, rendono bene l'idea che cuore e sentimenti sono l'arma definitiva che una macchina non potrà mai avere.