Senza documenti, senza diritti, senza la possibilità di “esistere” come cittadini, Abang e Adik sono due dei tanti invisibili che tirano a campare nei quartieri poveri di Kuala Lumpur, una metropoli dove la pura normalità assume i contorni di un miraggio.  Fratelli di strada e forse anche di sangue, sono inseparabili, uguali eppure diversissimi. Il primo, nato muto, lavora instancabilmente e non smette di credere che il destino possa riservargli un po’ di stabilità, il secondo, più giovane e molto più arrabbiato, rifiuta la propria condizione e cerca di fare soldi in modo facile e illegale. Ad inseguirli, un’agguerrita operatrice umanitaria che da anni prova a liberarli dalla clandestinità.   

Vincitore dell’ultima edizione del Far East Festival di Udine, il folgorante esordio del regista malaysiano è un atto di denuncia brutale e al contempo poetico. Una storia disperata e struggente che scava nell’intimità dei personaggi riuscendo a portare in superficie il silenzio di un amore più forte della desolazione e della miseria.