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4 maggio

Inizia l'esilio di Napoleone sull'isola d'Elba, nasce Hosni Mubarak, Tragedia di Superga: si schianta l'aereo che trasporta la squadra del Grande Torino, Margaret Thatcher è la prima donna a diventare Premier britannico

Quegli occhi da cerbiatto, quel sorriso enigmatico, quel corpo casto e sensuale insieme non hanno più età oramai: vivono in eterno nelle memorabili sequenze di 'Colazione da Tiffany', nelle sfilate di moda di 'Funny face', nel valzer con William Holden di 'Sabrina', nella corsa in vespa con Gregory Peck in 'Vacanze romane'; e poi negli scioglilingua che erano croce e delizia della piccola Eliza Doolitle, ovvero di 'My fair lady', e così via per almeno trenta film importanti.

Le qualità di donna e attrice di Audrey Hepburn furono sintetizzate bene da Sofia Loren nel 1993: ''La sua dote era la riservatezza, il sottotono, nella vita come nel lavoro. Ha camminato fra di noi con passo lieve, come per non farsi notare, eppure i suoi personaggi rimarranno straordinariamente vivi e vividi nella storia del cinema''.

Audrey era nata bella, ricca, poliglotta; era entrata nel mondo dello spettacolo senza sgomitare, senza un gesto arrogante o fuori misura. E con la stessa discrezione passò gli ultimi anni della sua esistenza, dedicandosi con tutta l'anima ai bambini dell' Unicef, sino a quasi l'ultimo giorno di vita: come per restituire almeno una parte dei doni che le erano stati affidati dal destino.

Audrey, ovvero Andrey Kathleen Ruston, come recita l'anagrafe, era nata a Bruxelles, il 4 maggio 1929, da un banchiere inglese e una baronessa olandese. Dopo il divorzio dei genitori, fu spedita a Londra in una scuola per ragazze molto bene. Durante le vacanze estive con la madre a Arnhem, i nazisti occuparono la città. Fu in quel periodo che la piccola soffrì di depressione e di malnutrizione: mali che non le impedirono, dopo la liberazione, di entrare in una scuola di danza a Londra con una borsa di studio e di cominciare a lavorare come modella.

Era sottile e carina, la moda sembrava la sua giusta nicchia, fino al giorno in cui il cinema la chiamò prepotentemente. Un produttore la notò ad una sfilata; partecipò ad un film olandese; poi un primo piccolo ruolo parlante nel 1951 ('Young wives') la spinse ad andare negli Stati Uniti per tentare davvero la carriera di attrice. Il successo fu immediato: le bastò praticamente un provino per guadagnare l'oscar come migliore attrice nel 1953. Nel senso che con un provino, divenuto leggendario e proiettato negli anni successivi come un piccolo film-cult, ebbe la parte della protagonista in 'Vacanze romane' accanto a Gregory Peck. Quella breve sequenza, utilizzata in tanti documentari su di lei, mostra solo una ragazza che cammina in una stanza, sorride, quindi risponde ad un paio di domande sulla sua vita durante la guerra.

Ma c'era in quella ragazza simile a un elfo una classe del tutto nuova, alternativa al sex appeal richiesto alle attrici di quell'epoca. Era insomma il contrario delle sue coetanee Marylin Monroe e Sofia Loren, che negli stessi anni cominciavano a scalare il firmamento cinematografico. Audrey non aveva né le curve, né lo sguardo rapinoso delle maggiorate che andavano di moda: offriva invece alla macchina da presa una figuretta sottile, quasi fragile, due occhi grandi da cerbiatto, uno charme di tipo nuovo ed una eleganza che l'avrebbe imposta come la donna ideale per molte donne e per tutti gli stilisti del suo tempo.

Nessuna poteva indossare come lei un tubino di Givency fatto di niente e farlo sembrare un abito da gran sera; nessuno poteva nascondersi sotto un panama azzurro di un metro quadrato firmato Saint Laurent senza sembrare eccessiva, nessuno poteva rimanere espressiva anche dietro un paio di misteriosi occhiali scuri di Chanel. Su questo furono d'accordo gli spettatori di tutto il mondo e i più famosi seduttori di Hollywood. Con William Golden ebbe una storia d'amore, ma la interruppe quando seppe che lui non poteva avere figli. Con Mel Ferrer ebbe un matrimonio e un figlio. Poi sposò uno psicoanalista italiano, Ugo Dotti. E l'italiano era infatti una delle sei lingue che parlava fluentemente, insieme all'inglese, al francese, al tedesco, allo spagnolo e al fiammingo.

Non furono però solo gli spettatori a piangerla quando un cancro al colon se la portò via nel 1993 in una clinica Svizzera, a Tolochanz. A lei dovevano qualcosa anche milioni di bambini africani, per i quali negli ultimi cinque anni della sua vita spese come ambasciatrice di buona volontà dell'Unicef, il suo sorriso da eterna, elegante adolescente.

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Il 4 maggio nella storia

1814: Inizia l'esilio di Napoleone sull'isola d'Elba 1928: Nasce Hosni Mubarak 1949: Tragedia di Superga: si schianta l'aereo che trasporta la squadra del Grande Torino 1979: Margaret Thatcher è la prima donna a diventare Premier britannico

 

 

 

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