Terremoto in Abruzzo


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L'altra ricostruzione: cinema e giornalismo a Villa Sant'Angelo

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di Sandro Calice

Il terremoto lascia macerie anche dentro, oltre che per le strade. Lo sa Dudi Coletti, campione di vela e cinefilo, che nel 1980 ha già visto la devastazione in Irpinia, e lo hanno capito Pierpaolo, Claudia, Enrico, Cristian, Alessia, Naomi, tutti tra i 13 e 17 anni, che si sono scoperti giornalisti e hanno deciso di dare una “scossa” ai grandi.

Villa Sant'angelo, 10 km dalll'Aquila, è uno dei comuni più colpiti dal terremoto del 6 aprile. Quando Dudi è arrivato, due giorni dopo la prima scossa, ha capito subito che era diverso dall'Irpinia: qui la macchina dei soccorsi si era messa in moto immediatamente, in quella tendopoli con 400 persone bisognava già pensare al dopo, a ricostruire pensieri, cultura, relazioni sociali. Dudi, 50 anni, ha dedicato la vita alla vela: nel '92 era alla Coppa America col Moro di Venezia e oggi ha una scuola sua. Ma è anche figlio di quel Duilio Coletti regista abruzzese e autore di celebri film degli anni '40 e '50, da cui ha ereditato la passione per il cinema. “Non ci ho pensato due volte – ci racconta – ho parlato con il sindaco e due giorni dopo ero di ritorno con le mie cose”. Un iPod con 100 film e un proiettore. Si pensa alla sala mensa, ma non funziona. Poi si trova un tendone. Dudi porta anche un cannone a nafta, di quelli che si usano per riscaldare i cantieri. Sgabelli pieghevoli e nasce il Teatro Nuovo Cinema Paradiso. Giancarlo Gentilucci, regista teatrale, propone di intestarlo a Noemi, giovane regista di 34 anni morta sotto le macerie. A Pasquetta la prima proiezione. Da allora ci sono due proiezioni al giorno il lunedì, il mercoledì e il venerdì, alle 17.30 per i ragazzi e alle 20.30 per gli adulti. Ma la strada è lunga.

“La cosa più difficile – dice Dudi, che lavora a stretto contatto con gli psicologi della tendopoli – è far uscire la gente dalle tende, capire cosa li può interessare. Abbiamo provato anche con un concerto dal vivo, per esempio, ma è andato deserto. Forse è troppo presto per la musica”. Il cinema, invece, funziona meglio. Finora sono stati proiettati questi film: Cars, Mamma mia, I pirati dei Caraibi 2 e 3, La storia fantastica, The terminal, Pomodori verdi fritti alla fermata del treno, The Blues Brothers, L'era glaciale 2 e Prova a prendermi. Sono piaciuti? “Mamma mia e The terminal hanno fatto il pienone, ma anche qui stiamo cercando di capire meglio i gusti e i desideri. Ed è stato sorprendente il risultato di un sondaggio che abbiamo fatto tenda per tenda: il film più richiesto è stato Troy!”. La caduta di Troia. Può essere un modo per esorcizzare, ma gli psicologi suggeriscono: probabilmente hanno scelto i film più famosi, quelli che avrebbero scelto comunque anche se non fossero stati qui. Ma la lista dei film non è il problema principale. C'è un sito, teatronuovocinemaparadiso.info, attraverso il quale si può dare una mano. “Serve una struttura adeguata, con riscaldamento e sedie vere – spiega Dudi – Forse ne abbiamo trovata una, ma ci servono fondi. E poi un proiettore. Se ci riusciamo, potremo portare la tenda in cui stiamo adesso da qualche altra parte. Il sogno è un cinema in ogni campo di sfollati”. A Dudi, in realtà, piacerebbe anche che la gente del cinema potesse partecipare in qualche modo, a partire da Tornatore, che ha approvato l'iniziativa, e dai registi che hanno girato corti sui luoghi del disastro. “Ma l'organizzazione è difficile, da soli non ce la facciamo a fare tutto”.

Non c'è solo il cinema a Villa Sant'Angelo. In questo campo una decina di adolescenti si sono guardati attorno e quello che hanno visto non gli è piaciuto. Non gli è piaciuto come stanno reagendo gli adulti. Non gli è piaciuto come i media raccontano la situazione. E hanno pensato che era arrivato il momento di dire la loro. “Sfollati News – Settimanale indipendente dei ragazzi del campo di Villa Sant'Angelo” è lo strumento che hanno scelto. “Diamoci una mossa” è l'editoriale di Pierpaolo, 15 anni, il combattivo direttore responsabile, che ci dice:”Vogliamo raccontare la situazione reale, che non è come la raccontano i giornali”. Il numero 0, che qui pubblichiamo integralmente, è stato stampato in 500 copie e distribuito anche in altri campi. E' duro Pierpaolo con i “grandi”, che “ormai si sono chiusi a riccio e non vogliono tornare alla vita”. Anche se le donne sono meglio degli uomini:”Solo loro – dice - si sono complimentate per l'iniziativa”. Forse dovrebbero farlo tutti, visto che quello che chiedono questi ragazzi, quello che urlano dalle pagine del loro giornale, è l'unica cosa giusta da fare: andare avanti.

>>> Il numero 0 del giornale "Sfollati News"