Di Fiammetta Rossi
Chi ha problemi di indebitamento può avere un aiuto dal Fondo di prevenzione usura. Per capire di cosa si tratta abbiamo parlato con il responsabile del Fondo per l’associazione consumatori Adiconsum, Francesco Iorio.
Che cos’è il Fondo di prevenzione usura?
“Il fondo è stato previsto dalla legge 108 sull’usura del ’96 ed è nato nel ’98 . Il 70% dei fondi stanziati è destinato alle imprese e gestito dalle associazioni di categoria (commercianti, artigiani, liberi professionisti). L’Adiconsum e le fondazioni religiose possono gestire il restante 30% , destinato alle famiglie. Noi siamo l’unica associazione di consumatori a poterlo fare e preferiamo parlare di fondo per famiglie sovra indebitate. Ma bisogna subito sgombrare il campo da un equivoco: quelle previste dal fondo non sono donazioni a fondo perduto ma finanziamenti per chi è in difficoltà che però vanno rimborsati”.
Chi può usufruirne?
“Quelli che si rivolgono a noi hanno problemi di sovra indebitamento tali che le banche non si accollano il rischio di concedere loro ulteriori finanziamenti. Noi dobbiamo valutare se hanno i requisiti per ottenere i fondi. Il primo passo è una domanda di fondi dove chi li chiede deve spiegare la situazione di indebitamento.
Poi noi ne verifichiamo la veridicità consultando la banca dati del Sistemi di referenza creditizia che, in collegamento con le banche, forniscono tutte le informazioni sui prestiti chiesti precedentemente da ogni singolo soggetto. Dal controllo possono emergere dati negativi (la persona è stata più volte morosa, ha pagato in ritardo…) ma anche positivi (la persona è un buon pagatore, onora sempre gli impegni…) e addirittura errori da parte di chi ha chiesto l’inserimento di dati o di chi ha inserito dati. Quindi andiamo a controllare se, sulla base del reddito familiare, la persona è in grado di onorare l’impegno e se il nostro intervento possa essere risolutivo. Cosa non affatto secondaria, cerchiamo di capire se il sovra indebitamento di chi si rivolge a noi è passivo, deriva cioè da perdita di lavoro, separazione o divorzio, spese per malattia, oppure attivo, cioè nasce da un uso poco responsabile del denaro. Sono infatti in aumento, del 12% rispetto all’anno scorso, i debiti per pagarsi una vacanza, per comprare beni voluttuari. E, da 3 o 4 anni, il pericolo più grande viene dall’impossibilità di far fronte al pagamento delle carte “revolving”, carte di credito che vengono consigliate al posto del pagamento a rate e che danno la possibilità di tanti piccoli prestiti che si cumulano con interessi pazzeschi che vanno dal 17 al 22%. Il vero problema diventa quindi la facilità di accesso al credito e l’impossibilità, poi, di uscire dalla situazione. Per questo noi all’Adiconsum facciamo anche prevenzione, se chi si rivolge a noi è d’accordo, prevenzione soprattutto sul rischio che chi è fortemente indebitato possa rimanere vittima dell’usura. Anche con l’aiuto della psicologa Silvia Landi, cerchiamo di insegnare a gestire un bilancio familiare, a prepararsi a onorare il finanziamento che potranno avere, a imparare ad evitare di cadere di nuovo nella trappola dei debiti”.
Dopo questi primi controlli, come funziona in concreto l’assegnazione del prestito?
“Intanto è bene precisare che il nostro intervento è completamente gratuito, per altre consulenze chiediamo solo l’iscrizione all’associazione ma in questo caso, per una questione etica, abbiamo deciso di non pretendere nulla. Quando si passa ad esaminare il tipo di debito, chiariamo subito che noi non interveniamo a favore di chi ha problemi di tasse non pagate. Questo è un punto di principio, perché non si può favorire con fondi dello Stato chi non ha fatto il suo dovere. Altro requisito non meno importante è la meritevolezza, la presa di coscienza di risolvere il problema. La scelta se concedere o meno il prestito è un momento delicato. Si valuta caso per caso. Quando ad esempio si presenta qualcuno che è indebitato per dipendenza dal gioco d’azzardo si verifica se segue una terapia per superare la dipendenza e non si può escludere a priori di dargli un’altra possibilità. Poi viene il momento di fare i conti.
Noi al massimo possiamo dare un finanziamento di 26.000 euro. Ma se c’è chi ha un debito di 30-35.000 euro noi proviamo a contattare i singoli creditori cercando di convincerli, uno ad uno, a far scendere la cifra dovuta,in modo da riportare la somma totale dell’indebitamento entro il plafond consentito, e spesso ci si riesce. Poi la pratica passa alla valutazione della nostra commissione interna che dà il parere definitivo. Se arriva il sì all’utilizzo dei fondi, a quel punto, senza dare un centesimo a chi ha chiesto il finanziamento, noi depositiamo i soldi del finanziamento in banca a garanzia, il cliente firma il contratto, la banca, su nostra disposizione, paga tutti i creditori e il cliente incomincia a pagare la rata per un unico finanziamento, quindi paga una sola volta gli interessi che non sono più frammentati in tanti piccoli debiti e la rata mensile che deve sborsare con questo sistema praticamente si dimezza. A noi si rivolgono in media 350 famiglie all’anno e, più o meno, ne accontentiamo una su quattro. Sono tanti e l’indebitamento è un problema sempre più diffuso. Per questo noi abbiamo contribuito ad una proposta di legge che prevede norme per il “fallimento” della famiglia, proprio come per le imprese, regole già sperimentate con successo nel Nord Europa e in Francia. Ne è nato un disegno di legge, già approvato da un ramo del Parlamento, ma che ci risulta stravolto rispetto alle nostre ipotesi, stiamo lavorando perché si possa recuperare lo spirito iniziale”.