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Ospedale dell'Aquila, nessuno entra

Ormai del tutto inagibile, è stato chiuso. Il punto sull'emergenza sanitaria nell'intervista a Luigi Dell'Orso, Primario del Servizio di Immunoematologia e Trasfusionale m

Di Emanuela Gialli

Dopo le ultime scosse, l’ospedale San Salvatore è ormai del tutto inagibile?
L’ospedale dell’Aquila è stato chiuso nella sua totalità, perché ovviamente la struttura è sempre più instabile. I tecnici si sono riservati un nuovo sopralluogo, per rivalutare le condizioni dell’ospedale, ma al momento nessuno entra più all’interno.

Il personale medico e paramedico cosa fa, come interviene, se interviene, in che modo è operativo?
L’ospedale da campo della Protezione civile ha il suo personale e lavora a pieno ritmo. Invece il presidio ospedaliero cittadino lavora in affiancamento e mette a disposizione le proprie competenze specialistiche.

L’ospedale da campo opera come un Pronto soccorso?
Come Pronto soccorso e anche come una degenza per i malati cronici. In sostanza, l’organizzazione è articolata in questo modo: l’emergenza viene trattata al pronto soccorso dell’ospedale da campo e poi il paziente viene trasferito in una delle strutture della regione, grazie a una fenomenale rete di trasporti. I posti letto dell’ospedale da campo sono occupati da pazienti che per le loro condizioni non sono trasportabili.

Cosa manca in questo momento sotto l’aspetto dell’assistenza sanitaria?
Quello che io ho potuto verificare, probabilmente qui bisogna lavorare per migliorarla, è sicuramente l’assistenza ai pazienti ambulatoriali. Capita che abbiano bisogno dell’ospedale pazienti che non hanno necessità di ricovero, ma di un supporto specialistico.

Nelle tendopoli l’assistenza medica comunque è garantita. Non necessariamente si fa riferimento all’ospedale da campo, che si trova proprio di fronte al presidio del San Salvatore dell’Aquila.
Per quello che io so in tutte le tendopoli c’è un’organizzazione sanitaria di tipo territoriale, per un’assistenza di primo livello.

Dunque voi medici e anche gli infermieri siete a disposizione in questo momento e potreste anche andare negli altri ospedali della regione, eventualmente.
Tutto il personale dell’ospedale effettua dei turni di servizio ed è disponibile nelle 24 ore ad affiancare il personale dell’ospedale da campo. E’ evidente che in questo momento gli ospedali della regione sono gravati da un carico di lavoro eccessivo e quindi è anche possibile che l’organico del San Salvatore si sposti nelle altre strutture, ma si tratta di una mobilità su base volontaria. 

A che punto è l’emergenza trasfusionale?
Sotto controllo. Noi abbiamo una grossa scorta di sangue per la trasfusione in loco e tra l’altro siamo supportati dagli altri ospedali, dal Centro di coordinamento e conservazione del sangue regionale e dal Centro nazionale sangue. Emergenze al momento non ve ne sono. E’ evidente che bisogna tentare di riorganizzare comunque il servizio trasfusionale, per garantire la ripresa di tutte quante le attività, sia la raccolta che quella della distribuzione del sangue.

Come ripristinare questa struttura in tempi brevi?
Si sta tentando di trovare una sistemazione in qualche tenda oppure in un container, addirittura in qualche capannone adiacente alla struttura ospedaliera e all’ospedale da campo. Per il futuro, bisognerà provvedere alla ricostruzione dell’Ospedale che noi riteniamo una priorità assoluta, immediata, impellente, perché anche da questo potrà poi ripartire la vita cittadina, la quotidianità della nostra città.

Il San Salvatore, ricordiamo, è anche un ospedale universitario. Lei è stato all’interno della struttura? Sono così tanto danneggiati i locali?
Alcuni hanno danni strutturali, altri non strutturali ma gravi, questo vuol dire che comunque dovranno essere demoliti e ricostruiti di nuovo tramezzie pareti.

I lavori di costruzione dell’ospedale sono iniziati nel 1972 e sono stati ultimati alla fine degli anni ’90. E’ costato 164 miliardi di lire, circa 85 milioni di euro. E non ha resistito al terremoto. Cosa ci può dire?
Mi sembra prematuro fare valutazioni in questo momento. Noi abbiamo delle priorità ora: assicurare un’assistenza giusta, adeguata ai cittadini ed anche di poter garantire la sopravvivenza della città. Se ci sono delle responsabilità, queste dovranno essere accertate. Ma io credo non sia questo il momento per fare valutazioni di questo tipo.