di Nello Rega
“Questa è la sabbia che ho portato a Herat da El Alamein, dove la maggioranza degli eroi caduti in battaglia e nelle infuocate sabbie del deserto egiziano nel 1942 erano paracadutisti come voi. Ragazzi che hanno sacrificato la loro vita per difendere i valori della patria. E questa sabbia, oggi, la voglio donare al comandante della Folgore”. Il dono simbolico del presidente del Senato, Renato Schifani, nel corso della cerimonia a Camp Arena ha segnato il passaggio di responsabilità tra la Brigata Julia e la Folgore nella zona occidentale dell’Afghanistan, dove è in atto la missione Isaf della Nato.
Una regione grande quanto tutto il Nord Italia (550 chilometri x 450 chilometri), che si estende dal capoluogo Herat fino a toccare la provincia di Farah. In questo territorio operano circa 2.800 soldati, provenienti da 9 nazioni. Il grosso della componente militare è della Brigata Folgore, al comando del generale Rosario Castellano. L’aria che si respira nella base è quella della massima allerta e dell’alta professionalità. L’avvicinarsi delle elezioni, previste per il 20 agosto prossimo, ha ricordato ancora una volta la delicata fase che attraversa tutto l’Afghanistan, dove ormai gli attentati e le violenze sono diventati un appuntamento quotidiano.
“Lavoriamo affinché il governo di Kabul, gli afghani, possano riprendere possesso del loro territorio, in sicurezza e legalità”. Così il maggiore Marco Amoriello, portavoce della Brigata Folgore, sintetizza l’impegno italiano nella missione Isaf. “Vogliamo proseguire l’ottimo lavoro svolto dalla Brigata Julia a Herat: il supporto all’esercito afghano, le attività di Cimic (cooperazione civile e militare) e i programmi di ricostruzione. A queste tre direttrici si aggiunge, ovviamente, la messa in sicurezza del territorio e il controllo per scongiurare violenze”.
E gli afghani come vedono l’attività sul campo delle forze multinazionali? Il maggiore Amoriello, anche se da pochi giorni a Herat, non ha dubbi: “Da quello che ho potuto constatare di persona, la gente recepisce bene la nostra presenza. C’è una voglia di tornare alla normalità e voltare pagina”. Un impegno militare italiano non senza sacrifici. Così come ha ricordato il presidente del Senato, Schifani, nel suo discorso a Herat, in Afghanistan i morti sono stati 13 e i feriti 57. Un prezzo pagato per la stabilizzazione della regione che, per Schifani, “non cadrà nell’oblio”.
Il lavoro della Brigata Folgore, così come è stato per i militari della Julia, è visibile tutti i giorni agli occhi della popolazione afghana. Come nel caso di aiuti umanitari distribuiti tra le strade. “Abbiamo portato dall’Italia 6 containers di beni di prima necessità, donati da organizzazioni umanitarie, dai cittadini di Livorno, da aziende della zona. Attrezzature per la scuola, viveri, abbigliamento per bambini, tutto il necessario per regalare un sorriso e far dimenticare le sofferenze”. Il lavoro tra la popolazione, spiega ancora il maggiore Amoriello, è già cominciato. “Oggi abbiamo cominciato a distribuire migliaia di litri di latte. Nei prossimi giorni passeremo a distribuire altro materiale per scuole, ospedali, asili. Anche questi aiuti ci sono stati donati da aziende e associazioni italiane e dal cuore immenso della gente toscana, perché a Livorno c’è la sede del nostro Comando”.
Intanto, con l’avvicinarsi della scadenza elettorale di agosto, l’Italia ha già deciso l’invio di rinforzi ai quali si aggiungeranno quelli di Usa e di altri Stati della coalizione. Impegno militare che andrà di pari passo con quello diplomatico. La nuova amministrazione americana ha già disteso la mano all’Iran per poter collaborare e riportare la pace nell’intera regione. Un passo inevitabile dal quale il mondo intero attende una risposta di apertura di Teheran.
Nelle foto: in alto il presidente del Senato, Schifani, dona la sabbia di El Alamein al generale Castellano, al centro il passaggio di consegne tra il comandante della Julia, generale Serra (a sinistra), e il comandante della Folgore, generale Castellano. In basso un bambino afghano riceve latte e cibo dai militari della Folgore