PUSH

Di Sandro Calice

  PUSH
  di Paul McGuigan, Usa 2009 (Eagle Pictures) Chris Evans,
  Dakota Fanning, Camilla Belle, Cliff Curtis, Djimon Hounsou

  I mutanti, esseri dotati alla nascita di poteri straordinari, sono una 
  delle migliori invenzioni della letteratura di fantascienza e del 
  fumetto, portati alla loro massima espressione dagli X-men di Stan
  Lee, i fumetti della Marvel che hanno ispirato già tre film. “Push”  
  saccheggia ampiamente da questa invenzione, aggiungendoci un
  background di guerra fredda, spionaggio ed esperimenti genetici.
  Ma il risultato è un film d'azione rumoroso e confuso.

  Nick Gant (Evans) – già Torcia Umana ne “I Fantastici Quattro” - è un telecinetico di seconda generazione, un mover, capace di muovere oggetti a distanza, traumatizzato dall'uccisione del padre 10 anni prima ad opera della Divisione, un'agenzia governativa che conduce esperimenti su soggetti paranormali per potenziarne le capacità e mettere insieme l'esercito più potente del mondo.. Si nasconde a Hong Kong, fino al giorno in cui viene scovato dai segugi della Divisione, gli sniff, in grado di percepire e seguire l'odore di una preda anche annusando un suo oggetto vecchio di anni. Ma lo trova anche Cassie Holmes (Fanning) una chiaroveggente, una watcher, di 13 anni che cerca il suo aiuto per recuperare una valigetta da cui dipende la vita di molte persone. Per trovarla devono prima rintracciare Kira (Belle), una pusher, i telepati più potenti, in grado di controllare ricordi e pensieri degli altri, cercando di sopravvivere alla malavita asiatica e all'agente della Divisione Henry Carver (Hounsou), il pusher più forte.

L'idea del film nasce dalla realtà, e cioè dagli esperimenti che la Germania nazista fece nel 1945 per dotarsi di soldati con poteri paranormali, esperimenti poi condotti anche dall'Unione Sovietica e dagli Stati Uniti con i programmi “Project Stargate” e “Mk-Ultra”. Per questo McGuigan dice di non aver voluto fare un film di supereroi, ma un thriller di spionaggio fantascientifico. Il punto è che i mutanti Marvel sono entrati talmente a fondo nella cultura pop che non se ne può prescindere: e allora abbiamo anche qui l'applicazione della geniale teoria di Stan Lee, i “supereroi con superproblemi”. Ragazzi emarginati e con vite difficili proprio a causa dei loro superpoteri, impossibilitati a integrarsi ma per i quali il destino ha scritto che devono proteggere e salvare l'umanità che li disprezza. Del thriller c'è poca traccia, con troppe ingenuità e “buchi” di sceneggiatura. Resta, appunto, un film di supereroi, con molta chiassosa azione, ma senza le intuizioni e l'intelligenza che hanno reso quei fumetti dei capolavori.