Di Sandro Calice
FORTAPASC
di Marco Risi, Italia 2009 (01 Distribution)
Libero De Rienzo, Valentina Lodovini, Michele Riondino,
Massimiliano Gallo, Ernesto Mahieux, Ennio Fantastichini,
Renato Carpentieri, Daniele Pecci
Che si chiami Fortapàsc o Gomorra, c'è un pezzo d'Italia che è fuori
dalle leggi degli uomini e di Dio. Ci sono martiri involontari ed eroi
loro malgrado di cui ormai leggiamo quasi esclusivamente nelle
brevi in cronaca, tanto siamo assuefatti all'orrore, tanto
l'informazione ha deciso che le notizie sono altre. Marco Risi ci
racconta la storia di uno di loro.
Giancarlo era figlio di una famiglia benestante del Vomero, a Napoli. Giancarlo voleva fare il giornalista, ma non il giornalista-impiegato, diceva: il giornalista-giornalista. Giancarlo cominciò a scrivere per “Il Mattino”, prima da Torre Annunziata, poi nella redazione di Napoli. Aveva conosciuto Amato Lamberti e la sua rivista, “Osservatorio sulla camorra”, ed aveva capito che era questo che voleva raccontare nei suoi articoli: la criminalità come fenomeno sociale, quella che intossica il territorio e le coscienze, che è intima della politica, che ruba le vite e il futuro dei ragazzi, che vive allo scoperto, sfacciata, feroce, impunita, che assedia la parte onesta della società, rintanata dentro Fort Apache. E lo fece bene Giancarlo, anche ingenuamente, l'ingenuità dei giusti. I suoi articoli arrivarono insieme al fiume di soldi del post-terremoto, accesero riflettori sull'organizzazione interna della camorra, sulla politica corrotta, sullo Stato assente o troppo solo per essere presente. Troppa luce. Giancarlo Siani fu ucciso con dieci colpi di pistola la sera del 23 settembre 1985. Aveva 26 anni.
“Fortapàsc”, sceneggiato da Marco Risi, Andrea Purgatori e Jim Carrington, racconta gli ultimi mesi di vita dell'unico giornalista ucciso dalla camorra. Siani è un ragazzo appassionato che vuole solo fare bene il suo mestiere, un eroe inconsapevole. E Risi entra nella sua vita quasi in punta di piedi, senza mitizzarlo. Sapere come va a finire non attenua l'angoscia, anche se oggi i responsabili di quel delitto sono in carcere, proprio perchè i personaggi sono reali e a distanza di 24 anni la situazione, se possibile, è peggiorata. Una necessaria lezione di storia guardare questo film: l'unico dubbio è se il coinvolgimento dipenda dall'opera artistica o dalla cronaca che ci prende allo stomaco.