di Sandro Calice
NEMICO PUBBLICO N.1 – L’istinto di morte (Parte 1)
di Jean-François Richet, Francia-Canada-Italia 2008
(Eagle Pictures)
Vincent Cassel, Cécile De France, Gérard Depardieu, Roy Dupuis,
Elena Anaya, Gilles Lellouche, Michel Duchaussoy, Myriam Boyer,
Florence Thomassin, Ludivine Sagnier, Gilbert Sicotte,
Abdelhafid Metalsi
Tratto da una storia vera, diciamo subito che per sapere come va a
finire il film dovremo aspettare la seconda parte, che uscirà nelle
sale tra circa un mese. E diciamo pure, però, che non tutti i film
sono “Kill Bill” o “Il Signore degli anelli”. Richet si ispira al romanzo
autobiografico di Jacques Mesrine, celebre gangster che tra gli anni
'60 e '70 diventerà il criminale più ricercato di Francia, scritto in
carcere poco prima della sua clamorosa evasione.
La prima parte della storia ci mostra Mesrine (Cassel) soldato ribelle dell'esercito francese di stanza in Algeria. Al suo ritorno in Francia, i genitori borghesi e un lavoro da impiegato gli vanno stretti. Comincia la sua ascesa nel crimine, come scagnozzo di Guido (Depardieu), boss della malavita locale. Incontra e sposa Sofia, la moglie spagnola che gli darà tre figli prima di lasciarlo. E' qui che viene folgorato dalla bella e spietata Jeanne Schneider (De France), con la quale, novelli Bonnie e Clyde, inizia un sodalizio criminale che li porterà fino in Canada. Mesrine è diventato il nemico pubblico numero uno. “Nemico pubblico n.1” è un gangster movie classico, reso più affascinante dal fatto che si tratta di una vicenda reale. Mesrine fu l'ultimo dei grandi gangster francesi e la sua vita avventurosa, sempre sull'orlo del precipizio, contribuì a renderne leggendaria la figura.
Il film rende bene, anche dal punto di vista della fotografia e dei costumi, il periodo storico e gli attori sono tutti perfettamente nella parte. Quello che non convince è una sceneggiatura debole, con rallentamenti e accelerazioni che rendono evanescenti o altalenanti le psicologie dei personaggi. E che sembra mirare, forzatamente, a volerci convincere che Mesrine è un mito. Aver spezzato in due la storia, poi, pur comprendendo la complessità della vicenda, lascia la (fastidiosa) sensazione di una fiction televisiva.