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8 marzo

Buffalo Bill perde una sfida con i butteri, la prima gara per automobili di serie, nasce Antonello Venditti, l'Urss annuncia di possedere la bomba atomica

Walter Annichiarico, in arte Walter Chiari, nasce a Verona nel 1924. Dapprima impiegato e sportivo (fu campione interregionale di nuoto e di boxe, pesi piuma) esordisce in compagnie minori prima di essere ingaggiato dalla Maresca. Il successo arriva agli inizi degli anni '50, quando, ragazzo dall'apparenza così normale e carico di simpatia, costruisce i suoi personaggi come semplici, naturali caricature di gente comune.

Dopo la grande scuola del varietà, in compagnia con Marisa Maresca (dal '46 al '49), trova la propria misura e costruisce il proprio tipo in coppia con Carlo Campanini, col quale lavora in riviste di successo, da 'Gildo' a 'Sogno di un Walter' e 'Tutto fa Broadway' del '52. Più sicuro di sé, in collaborazione con Metz e Marchesi tenta quindi la satira vera e propria in 'Controcorrente' e principalmente in 'I saltimbanchi' del '54. Viene quindi la grande rivista di Garinei e Giovannini con un lavoro che resta quello che è indissolubilmente legato al suo nome e alle sue macchiette, 'Buonanotte, Bettina' del 1957 dove è in coppia con Delia Scala. Ecco il salto nel teatro di prosa con il repertorio di Broadway: è la volta di 'Luv' di Schisgal e soprattutto del fortunatissimo 'La strana coppia' di Simon in occasione della quale inizia il sodalizio con Renato Rascel.

Nel cinema comincia con un ruolo drammatico in 'Vanità' ('47) di e presto Luchino Visconti gli affida in 'Bellissima' la parte dell'odioso galoppino di cinecittà che tenta di sedurre Anna Magnani promettendole una particina in un film per la figlia. Negli anni successivi lavora molto, a ritmi quasi frenetici, con Mattoli e Soldati e poi con i maestri della commedia all'italiana: lo vuole Steno in 'Un giorno in pretura'('54), in 'Copacabana palace' ('62) e in 'Il mostro della domenica'; Mario Monicelli gli affida una parte in 'Donatella' ('56); per Dino Risi è protagonista del 'Giovedì' ('62) e con Nanni Loy gira 'Made in Italy' ('65). Arrivano anche ruoli in produzioni internazionali come 'Bonjour tristesse' ('58) di Otto Preminger e 'Falstaff' ('66) di Orson Welles.

In questi anni i rotocalchi sono pieni delle sue tempestose relazioni con donne belle e famose: da Lucia Bosè ad Ava Gardner, da Gabriella di Savoia a Mina. Non si placano nemmeno dopo le nozze con Alida Chelli celebrate nel '69 in Australia. Negli anni settanta le parti per lui nel cinema si fanno sempre meno incisive: è chiamato a recitare in commedie di scarso successo e il pubblico sembra dimenticarlo.

Torna a essere protagonista delle cronache quando nel 1984 le dichiarazioni del camorrista Melluso lo coinvolgono, insieme con Enzo Tortora e Franco Califano, in un presunto traffico di cocaina. Viene formalizzata un'inchiesta e nell'86 è prosciolto in istruttoria con formula piena. Lo stesso anno è ancora protagonista nel cinema: un giovane regista, Massimo Mazzucco, gli affida nel suo 'Romance', presentato al festival di Venezia, la parte di un vecchio padre alla resa dei conti, di fronte al figlio, di una vita dissipata, inconcludente. E' un'interpretazione che tutti giudicano di grande maturità, ma che gli provoca qualche dispiacere: nonostante una voce, a cui crede, sparsasi prima del verdetto, la giuria non gli riserva alcun premio. Delusioni, pubblici sfoghi, qualche inadempienza e alcune polemiche segnano i suoi ultimi anni di uomo di spettacolo. Sono lontani i tempi dei suoi esordi sui palcoscenici di rivista con l'entusiasmo del giovane ragazzo dalla faccia pulita, che incanterà gli italiani con le sue storielle e la sua mimica nevrotica, diventando una star ma mai un divo, proprio per quella sua dimensione umana per la quale la gente lo ha sempre sentito vicino.

Nel 1986 ritorna alla ribalta, chiamato dal regista Giuseppe Di Leva a ricostituire la coppia con Rascel, per un testo come 'Finale di partita' di Beckett. Per due stagioni lavora poi con lo Stabile di Torino e ha nuovo momento di successo con 'Il critico' di Sheridan. La regia è di Gregoretti, col quale arriva alla rottura nell'88, quando abbandona alla vigilia della prima nazionale fiorentina l'allestimento dell' ‘Ubu re'. Sempre per lui, nell' estate precedente aveva allestito una sorta di recital autobiografico al Festival di Benevento. Era la vicenda di un pugliese nato a Verona ma cresciuto a Milano, tanto da prediligere, sin dal titolo, 'Naviglichiari', atmosfere e colori lombardi, nebbiose vaghezze per uno sfumato bilancio.


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L' 8 marzo nella storia

1890: Vicino Roma, Buffalo Bill perde una sfida con i butteri 1936: A Daytona Beach, la prima gara per automobili di serie 1949: Nasce il cantautore Antonello Venditti 1950: L'Urss annuncia di possedere la bomba atomica

 

 

 

Pagina realizzata in collaborazione con Rai Teche.