La nota politica


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Grillo cerca la 'spallata'

Pressioni incrociate per il voto politico anticipato

di Rodolfo Ruocco

Beppe Grillo sa dominare la scena: un tempo era il corrosivo comico genovese ipnotizzatore del pubblico di teatri e televisioni. Da qualche anno ha mostrato di saper dominare anche la scena politica. A lungo è stato sottovalutato. Nelle elezioni politiche di febbraio scorso il Movimento 5 stelle, la sua creatura politica, a sorpresa è diventato il primo partito italiano con il 25% dei voti. Due gli slogan vincenti scagliati contro il Palazzo: “Tutti a casa!” e “Arrendetevi!”. Ha fatto breccia, su posizioni di opposizione globale. Ora mantiene il carattere antisistema del M5S e cerca “il voto subito”. Obiettivo: mandare a casa il governo di larghe intese guidato da Enrico Letta. Ha voltato pagina nel metodo. Ha abbandonato l’impostazione di parlare solo attraverso i suoi post pubblicati su internet per dare la linea al M5S, e ha fatto un’incursione di due giorni in Parlamento. Ha compiuto il passo di entrare nel vituperato Palazzo.

Ancora una volta ha dominato la scena da leader carismatico, con toni e contenuti infuocati. È stato sarcastico. Ha detto ai giornalisti: «Io sono un ex comico, demagogo, populista, pregiudicato». Ed è andato al dunque: «Vogliamo andare al voto il prima possibile» e «in qualsiasi modo», cioè anche con il ‘Porcellum’, l’attuale legge elettorale da lui pur tanto attaccata. Punta al colpo grosso: «Se andassimo subito alle elezioni avremmo buona possibilità di vincere». Tuttavia, per la prima volta, mette in conto anche una sconfitta: «Se non vinciamo le elezioni, lascio il movimento». Così usa toni truculenti da campagna elettorale aggressiva. Ha intimato di nuovo: “Tutti a casa!”. Si è rivolto a tutta “questa classe politica” e, in particolare, a Pd, PdL, Scelta Civica, i tre pilastri traballanti del governo Letta: «Questi devono sparire, hanno distrutto l’Italia». Con il presidente del Consiglio ha usato toni offensivi: «Letta ci prende per il c…» perché in televisione racconta “balle” sulle prime luci di ripresa economica mentre l’Italia è “al disastro”. Ne ha anche per Giorgio Napolitano. Ha sferrato un altro duro attacco reclamando le sue dimissioni. Ha ripetuto: «Chiediamo l’impeachment di Napolitano». Ha usato parole a dir poco non eleganti: «È un presidente di parte, una persona di quasi 90 anni, furba, non saggia». Ha parlato dei contrasti con il presidente della Repubblica: il no ad andare al Quirinale per discutere della riforma elettorale «non è uno sgarbo» perché «i giochi erano già fatti». Ha chiosato: «Abbiamo seri problemi con quell’anziano signore, che è in politica da 60 anni».

Intanto il leader dei cinquestelle ha incassato una vittoria: l’aula del Senato a novembre voterà a scrutinio palese e non segreto sulla decadenza di Berlusconi da parlamentare, come aveva chiesto il suo Movimento. Il ministero Letta e la XVII legislatura repubblicana sono a rischio. Si stanno creando le condizioni per una “spallata” al governo di grande coalizione, per arrivare alle elezioni politiche anticipate a marzo. Berlusconi, sotto schiaffo per i guai giudiziari, è tentato di far saltare l’esecutivo per giocare la carta di una rilegittimazione popolare derivante dalle urne. Il leader del centrodestra si sente “pugnalato” dal governo e dal Pd che non fanno nulla per salvarlo.

Il Pd, sotto stress per il congresso e la sostituzione di Guglielmo Epifani alla segreteria, sta navigando a vista. Matteo Renzi, il probabile futuro segretario, ha definito “un’ammucchiata” gli esecutivi di larghe intese. Scelta Civica è nel marasma. Mario Monti, il suo fondatore, si è dimesso dalla presidenza e sembra avvicinarsi a Renzi.

Poi c’è il terreno minato del disegno di legge di Stabilità economica 2014 all’esame del Senato. Centrodestra, centrosinistra e Scelta Civica, oltre alle opposizioni, pongono forti contestazioni alla manovra economica. Le troppe tasse sulla casa e il ridotto taglio delle imposte sul lavoro hanno sollevato una valanga di critiche. Sulla legge di Stabilità potrebbe scivolare il governo. Nel caos tutto può accadere. Letta difende Napolitano e mantiene “la separazione” tra la sorte del governo e le vicende giudiziarie di Berlusconi. Il presidente del Consiglio insiste sulla strada della “stabilità politica” come condizione per “agganciare” la ripresa economica di fine anno e riavviare l’occupazione. È convinto di avere la maggioranza in Parlamento e di poter arrivare fino al 2015. Conta su Angelino Alfano e le “colombe” del PdL: sembra che possano garantire il sostegno di 25-30 senatori del centrodestra (alla Camera il centrosinistra ha la maggioranza).

Ma anche all’interno dei cinquestelle c’è chi dissente da Grillo. Diversi parlamentari contestano il no ad andare da Napolitano per parlare della riforma elettorale e i toni a dir poco troppo accesi usati contro il presidente della Repubblica. Grillo cerca la “spallata” per arrivare alle elezioni, possibilmente a marzo. Gioca tutte le carte. “Il Fatto quotidiano” ha pubblicato vari passaggi del suo discorso alla riunione riservata con i deputati del M5S: «Non dobbiamo vergognarci di essere populisti. L’impeachment ad esempio, è una finzione politica per far capire da che parte siamo». Grillo sembra padrone della classica arte della politica. Niccolò Machiavelli consigliò al governante di essere “gran simulatore e dissimulatore” nel Principe, il capolavoro dei libri sulla politica scritto nel lontano 1500.

Mentre si sta consumando la Seconda Repubblica, è cominciata la partita per costruire la Terza. Si susseguono mosse, strategie, possibili cambi di alleanze. È uno scontro a tutto campo. “Vele e cannoni”, era il motto delle giovani nazioni europee lanciate, alle soglie del 1500, alla conquista delle Americhe, dell’Africa e dell’Asia.