Consiglio Onu voterà risoluzione


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Siria, intesa tra i ‘5 grandi’

Bozza non cita l'uso della forza kerry_lavrov_296

La bozza di risoluzione concordata dai cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza non attribuisce a nessuna delle parti del conflitto siriano la responsabilità dell'attacco ad al Goutha lo scorso 21 agosto, ma esprime la "forte convinzione" che chi ha usato armi chimiche in Siria debba finire davanti alla giustizia.

Per venire incontro alle obiezioni della Russia il documento non è stato posto sotto l'ombrello del Capitolo Sette della Carta dell'Onu che prevede l'automatismo di misure punitive (e in uno dei suoi articoli anche l'uso della forza) in caso di inadempienza. Prima che il Consiglio proceda al voto, l'Opac dovrà determinare le procedure per la distruzione delle armi chimiche in Siria. Il voto dell'organizzazione dell'Aja, i cui ispettori sono da ieri di nuovo in Siria, potrebbe essere domenica, con quello dei Quindici a seguire, hanno indicato fonti diplomatiche all'Onu.

La bozza, sponsorizzata da Stati Uniti e Russia, è modellata lungo le linee dell'accordo di Ginevra tra il segretario di Stato John Kerry e il collega russo Serghiei Lavrov. Accordo che impegna la Siria a eliminare i suoi arsenali chimici entro il 2014. In caso di inadempienza da parte siriana il Consiglio di Sicurezza tornerebbe a convocarsi, in quel caso sotto l'ombrello del Capitolo Sette, per imporre a Damasco misure punitive che non vengono peraltro specificate.

Secondo fonti diplomatiche ci sono ancora alcuni punti da definire nel testo: riguardano in particolare le modalità della distruzione degli arsenali. Questo anche perché i Quindici aspettano la decisione dell'Aja.

"La bozza di risoluzione della Siria stabilisce che l'uso di armi chimiche è una minaccia alla pace e alla sicurezza internazionale e crea una nuova norma contro l'uso di gas letali", ha detto l'ambasciatrice Usa all'Onu Samantha Power. Soddisfatto il Dipartimento di Stato americano, che ha dato il benvenuto all'accordo arrivato al termine di un negoziato intenso e difficile. "Solo due settimane fa chi avrebbe detto che ci saremmo riusciti?", ha commentato o un alto funzionario Usa protetto dall'anonimato.