Femminicidio, stalking, persecuzioni


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Quando la violenza sulle donne è in famiglia

Un convegno sugli strumenti di prevenzione e tutela h

di Fabrizio de Jorio
(fabrizio.dejorio@rai.it)

I casi di violenze in famiglia, femminicidio, stalking e persecuzioni verso le donne aumentano. In Italia, quasi ogni due giorni, secondo i dati dell’Ami e di Telefono Rosa, una donna viene uccisa nell’80% dei casi dal convivente, dall’ex partner o da una persona della famiglia. Altro dato allarmante: solo il 7% dei casi di violenza viene denunciato.

C’è di più: il 40% delle vittime di violenze aveva già sporto denuncia contro l’aguzzino chiedendo aiuto alle forze dell’ordine. Un fenomeno in crescita del quale si è parlato al convegno “Famiglia e violenza, strumenti di prevenzione e tutela”, organizzato dall’Associazione avvocati matrimonialisti italiani (AMI), alla quale hanno partecipato, il sottosegretario alla Giustizia Giuseppe Berretta, numerosi avvocati, psicologi forensi, criminologi, psichiatri, medici legali, giornalisti, magistrati. Secondo recenti dati, circa il 90% delle vittime di violenze e abusi domestici, non denuncia il proprio aguzzino. I motivi? Per paura di non venir credute, per timore delle reazioni, di essere giudicate male…

Un congresso multidisciplinare nel quale si è affrontato il tema doloroso della violenza in famiglia, in tutte le sue declinazioni, a partire da quelle fisiche, psicologiche, sessuali ed economiche.

Femminicidio: una piaga dilagante, spesso annunciata, che miete vittime soprattutto in famiglia. In Italia gli omicidi diminuiscono del 57%, mentre i delitti “passionali” contro le donne aumentano del 98%

Secondo gli avvocati matrimonialisti, le violenze domestiche proseguono e il fenomeno non accenna a diminuire, anzi. Ma la giustizia, denunciano gli avvocati, spesso è tardiva e non offre adeguata tutela alle donne. Sul decennio 2000-2011, secondo stime Eures-Ansa, 7 donne su 10 vengono uccise in casa. Tra le motivazioni principali, l’abbandono del coniuge o del convivente, soprattutto nei primi tre mesi dalla separazione. Un altro dato su cui riflettere lo fornisce Gian Ettore Gassani, presidente Ami: “Mentre gli omicidi in Italia negli ultimi anni sono diminuiti del 58%, i delitti compiuti da uomini contro le donne sono aumentati del 98%. E’ evidente che la soglia di emergenza è stata superata”.

Proprio durante la due giorni romana, mentre si dibatteva della violenza, dello stalking e delle misure urgenti da varare per la tutela delle donna, a Roma, a Foligno, a Napoli e in altre parti d’Italia morivano altre donne “colpevoli” di aver lasciato il convivente, uccise per futili motivi, o per aver respinto il corteggiatore/aguzzino.

Anche l’Onu conferma che l’80% dei casi di violenze contro le donne si consuma tra le mura domestiche per mano di ex partner, mariti, compagni, padri, fratelli o persone conosciute ed è la causa del 70% dei femminicidi.

Al convegno dell’Ami hanno partecipato numerosi protagonisti che lavorano con la famiglia, con i minori, con le separazioni e soprattutto con le violenze contro le donne. Tra i relatori, molti giuristi tra cui Valerio Spigarelli, presidente nazionale Unione camere penali, Nino Marazzita, Edoardo Rossi, ma anche magistrati di rango, come la presidente del Tribunale Minorile di Roma, Melita Cavallo.

Numerosi anche i consulenti medico legali, tra i quali Fabio Fagiolari, Marina Baldi, biologa, Roberta Bruzzone, criminologa di fama, gli psichiatri Vincenzo Mastronardi e Alessandro Meluzzi.

Tra i giornalisti, oltre al moderatore Maurizio Martinelli, sono intervenuti Roberta Serdoz, neo consigliere nazionale dell’Ordine dei Giornalisti e la nota conduttrice Rai, Emanuela Falcetti, che hanno parlato sulla deontologia del giornalista nella gestione delle notizie che coinvolgono i minori, sia quando sono vittime, sia quando sono autori di un reato.

Marazzita: sì al braccialetto elettronico per il controllo degli stalker, consentirebbe di avere più agenti sul territorio e meno detenuti nelle carceri

Nino Marazzita
nel suo intervento controcorrente ha invece evocato la necessità di pene certe per chi commette il femminicidio, ma senza ergastolo perché la pena deve “essere necessariamente rieducativa”. Ha ribadito anche la sua proposta di introdurre l’uso dei braccialetti elettronici in quanto utili al controllo dei provvedimenti emessi contro gli stalker.

In effetti il sistema di controllo elettronico sarebbe molto efficace per verificare il concreto rispetto di un provvedimento del giudice che impedisce a chi ha commesso violenze su una donna di avvicinarsi alla sua abitazione o al luogo di lavoro e nello stesso tempo consentirebbe di alleggerire la sorveglianza degli agenti che invece potrebbero essere impiegati nel controllo del territorio. Marazzita ha anche denunciato di aver invano “chiesto per i suoi assistiti, l’applicazione di un braccialetto senza mai ottenere alcuna risposta se non che i braccialetti non sono più a disposizione”.

Invece, spiega Marazzita, “di questi dispositivi ne sono stati acquistati oltre 400, ma il problema è che non sono utilizzati e costano allo Stato decine di milioni l’anno”. Entrati in vigore nel 2001, con il governo Amato, voluti dall’allora ministro dell’Interno Enzo Bianco, ebbero un formidabile riscontro mediatico, ma da 12 anni a questa parte, oltre ai costi, non hanno prodotto alcun risultato. Il contratto con Telecom, stipulato nel 2003, in qualità di gestore unico, è scaduto a fine del 2011. Eppure 400 braccialetti messi al altrettanti detenuti per scontare la pena ai domiciliari contribuirebbero, seppur in minima parte, a contenere il sovraffollamento delle carceri. Ma i magistrati che dovrebbero dare l’autorizzazione all’applicazione del braccialetto elettronico, aggiunge Marazzita, non sembrano “inclini ad avvalersi di questo strumento così utile ma troppo costoso se non utilizzato”.

Il giurista Gian Ettore Gassani, presidente dell’Ami, l’Associazione nazionale di avvocati specializzati nel diritto di famiglia, da anni chiede al Parlamento e alle forze politiche di “emendare la legge sullo stalking e prevedere misure cautelari detentive nei confronti di chi si macchia di condotte persecutorie, in particolare contro l’ex coniuge o convivente”.

Le misure interdittive per chi commette violenza sulle donne sono previste, così come “le leggi ci sono- spiega il presidente dell’Ami- e i campanelli di allarme sono numerosi. Il problema è che le prime vanno applicate, i secondi non devono essere sottovalutati”. L’Ami, soprattutto alla luce dei gravissimi fatti di sangue delle ultime ore, ritiene che spesso c’è la sottovalutazione da parte di alcuni avvocati, magistrati ed esponenti delle forze dell’ordine, di determinate condotte da parte dello stalker”. La posizione dell’Ami è netta: il femminicidio esiste ed è un fenomeno di responsabilità collettiva che viene da lontano e che “va sradicato con la indefettibile applicazione delle leggi esistenti ma anche attraverso il finanziamento ai centri di sostegno psicologico, di pronto intervento e di accoglienza”. In Italia, nel 2011, 7 omicidi su 10 sono preceduti da violenze: un segnale, come sottolineano gli avvocati, da non sottovalutare per mettere in atto tutte le misure di prevenzione per una efficace tutela della donna in pericolo. Per questo l’Ami chiede una riforma del diritto penale familiare, la certezza della pena per chi commette atti di violenza sulle donne e sui minori, ma anche di “stroncare il fenomeno delle prescrizioni dei reati”. Inoltre, gli avvocati matrimonialisti chiedono l’istituzione nei tribunali di sezioni penali con magistrati specializzati per intervenire con la massima tempestività.

Il decreto del Fare interviene sulle misure contro stalker e persecutori

Proprio mentre giuristi, magistrati, giornalisti, associazioni per la tutela delle donne e operatori di giustizia dibattono su famiglie e violenza, il governo vara il decreto Fare, 80 articoli, alcuni dei quali dedicati proprio alla tutela delle donne in pericolo, minacciate e perseguitate. C’è un lungo capitolo che affronta il tema delle violenze domestiche: è il Capo IV e si intitola “Prevenzione e contrasto di fenomeni di particolare allarme sociale”. Si riconosce che la violenza sulle donne è un “fenomeno di particolare allarme sociale” così si prevedono alcune particolari tutele e modifiche all’attuale sistema legislativo e anche al codice penale in tema di violenza domestica. D’ora in poi, nel momento in cui la polizia riceve una denuncia per lesioni personali, (II comma, art.582 c.p.), reato consumato o anche tentato nei confronti di una donna, il questore, anche in assenza di querela, e questa è la novità, può procedere, fatti i relativi riscontri, all’ammonimento dell’autore del fatto. Per violenza domestica si intendono tutti gli atti, non episodici, di violenza fisica, sessuale, psicologica o economica, commessi da chiunque anche se non convivente nei confronti della vittima. Il questore può chiedere al prefetto dove risiede il destinatario dell’ammonimento, di sospendere la patente fino a tre mesi. Le pene previste dall’art 582, del c.p. sono aumentate se le violenze sono commesse da chi è già stato ammonito verso il quale si procede d’ufficio. La querela, spesso oggetto di forti pressioni da parte dello stalker o della sua famiglia, per indurre la vittima a ritirarla, sarà irrevocabile. In questo modo il legislatore ha voluto evitare che, per paura di ritorsioni, la donna vittima di violenza ritirasse la querela, rendendo così vana qualsiasi indagine nei confronti dello stalker e mettendo a rischio la vita stessa della vittima. “L’aspetto più agghiacciante di questo fenomeno italiano-aggiunge Gassani- è che la vittima di stalking, quasi sempre l’ex coniuge in fase di separazione, cade sotto i colpi di un delitto annunciato atteso che le denunce sporte contro il carnefice quasi sempre non producono effetti immediati”.

L’altra novità riguarda le aggravanti: pene maggiori nel caso in cui il reato è commesso nei confronti di una donna in stato di disabilità psico-fisica o in stato di gravidanza e arresto obbligatorio in flagranza di reato. In pratica se lo stalker (art. 380 comma II), viene pizzicato mentre commette atti persecutori viene arrestato. L’arresto è facoltativo nel caso in cui si commette una violazione del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla vittima ma anche nel caso della violazione delle prescrizioni imposte dal giudice. Se le persecuzioni sono commesse attraverso strumenti informatici o telematici come internet, la pena viene aumentata. Infine, il decreto prevede che nel caso in cui le violenze domestiche avvenissero nell’ambito di una famiglia di immigrati, la vittima potrà avere un permesso di soggiorno di carattere umanitario.

Dopo la recente ratifica della Convenzione di Istanbul, uno strumento in più per una reale tutela delle donne. Il ministro Cancellieri: violenza in famiglia mina l’intera società

Il ministro della Giustizia, Anna Maria Cancellieri, congratulandosi con l’Ami per l’iniziativa, in un suo messaggio ha voluto sottolineare che il governo si è impegnato a favore di una più ampia e concreta tutela delle donne. “L’approvazione di pochi giorni fa alla Camera- si legge nella nota del ministro Cancellieri, letta durante il convegno- del Ddl di ratifica della Convenzione di Istanbul “Sulla prevenzione e la lotta alla violenza sulle donne”, credo rappresenti un’importante occasione per verificare lo stato della normativa interna in materia e ragionare su eventuali misure che rafforzino la tutele per le donne”. Per il ministro la violenza “in famiglia è un fenomeno odioso, di particolare gravità che mina l’intera società” perché accade proprio nel “luogo sicuro per antonomasia, a presidio della persona, deputata al raggiungimento della protezione della solidarietà dei suoi membri”. Cancellieri ha anche assicurato che l’approccio per il contrasto al fenomeno sarà integrato, multidisciplinare: ”Per questo ho accolto con entusiasmo la proposta del ministro per le Pari opportunità, di istituire un tavolo interministeriale che si occupi del fenomeno ‘violenza sulle donne’”. Avviata nel frattempo il lavoro di “una Commissione di studio che affronterà, con approccio trasversale, i temi della famiglia, delle donne, adozioni, nazionali e internazionali”.

Divorzi e separazioni: un matrimonio su tre fallisce a causa delle violenze

Un altro dato allarmante, denunciato durante il congresso nazionale degli avvocati matrimonialisti, riguarda la causa principale del fallimento dei matrimoni: la violenza. Uno su tre finisce per le botte, le violenze fisiche o psicologiche. “Nel nostro Paese oltre il 30% delle separazioni –spiega Gassani, presidente dell’Ami- è causato da violenze, compiute nella stragrande maggioranza dei casi contro le donne”. Il fenomeno però, negli ultimi anni, riguarda anche gli uomini che sono vittime della violenza in famiglia da parte della donne nel 10% dei casi. Il tema delle separazioni, inevitabilmente coinvolge la famiglia ma soprattutto i figli: circa 150 mila ogni anno sono coinvolti nelle procedure di separazione. Bambini che troppo spesso diventano ostaggio dei genitori e una sorta di merce di scambio per ottenere qualcosa in più o solo per vendicarsi dell’ex partner. A questo proposito Gassani sottolinea un altro allarmante fenomeno, direttamente collegato ai figli: le false denunce. In Italia spesso si ricorre a querele “inventate” o comunque fasulle contro l’ex coniuge al solo scopo di usarle strumentalmente nel processo. A questo si aggiunge che il 30% delle separazioni “è caratterizzato da fatti di rilevanza penale”.

Gassani: “Il congresso è dedicato alla collega Lucia Annibali, sfigurata con l’acido da un avvocato”

“Abbiamo deciso di dedicare il Congresso dell’Ami alla collega Lucia Annibali di Pesaro- ha detto Gassani-perché la vicenda ha scosso profondamente l’opinione pubblica e il mondo forense in particolare. Lo sfregio permanente procurato con l’acido solforico è stato inferto dal suo ex compagno, avvocato anch’egli. E’ una conferma che la violenza tra coniugi, fidanzati, ex compagni, è trasversale, senza distinzione di sorta. Purtroppo le donne sono le principali vittime, pur emergendo una violenza anche nei confronti dei bambini e talvolta degli uomini”.