Ecco, sommessamente proponiamo: il prossimo Sanremo dovrebbe essere tutto così: i grandi della musica italiana, che altrimenti non si metterebbero in gioco, che accompagnano artisti emergenti. La terza serata, complimenti a Bonolis che l’ha pensata, è stata una bellissima festa di musica.
Lo show si apre con un altro omaggio al cinema, dopo “Amadeus”, con “La leggenda del pianista sull’oceano” di Tornatore in video e Giovanni Allevi che suona sul palco il tema di Ennio Morricone. Poi l’omaggio a Oreste Lionello, scomparso ieri, e comincia la gara. L’inizio è un po’ in sordina. La prima Proposta, Filippo Perbellini, è accompagnato da Riccardo Cocciante. Il fatto che il giovane somigli troppo, come pettinatura e voce, al suo mentore non aiuta un brano già non particolarmente efficace. Cocciante esegue alla Cocciante “Quando finisce un amore”, niente da dire.
Entra la primadonna della serata, l’attrice Gabriella Pession, ed è la volta di Silvia Aprile con Pino Daniele alla chitarra. Silvia canta bene, la canzone non è male e Pino suona benissimo. Ma è subito dopo che l’Ariston comincia a capire che aria tira: Daniele, ispiratissimo, esegue per voce e pianoforte “Quando” e “Napul è”: brividi. Laurenti canta “My way”, e introduce Karima in compagnia di Mario Biondi e del leggendario Burt Bacharach. “Come in ogni ora” è proprio una bella canzone (scusate il provincialismo, ma fosse in inglese sarebbe già un successo) e la voce di Biondi la migliora ulteriormente. Bacharach resta solo sul palco e fa un medley dei suoi gioielli: la storia della musica. Fosse rimasta pure Karima a cantarli, invece del coro, sarebbe stato meglio.
Tocca a Irene, che porta sul palco il padre Zucchero, Dodi Battaglia, Maurizio Vandelli e Fio Zanotti. E’ un pezzo alla Zucchero, trascinante, potente. E il seguito e pure meglio: il super gruppo, con Irene che resta a cantare (ma perché non l’hanno fatto tutti visto che non era vietato?) scuote l’Ariston con “Pensiero”, “Ho in mente te”, “Dancing in the street”, “Lady Marmelade” e “Baila”: non abbiamo memoria di un momento così travolgente nella storia recente del Festival.
Giusto il tempo di una gag tra Paolo e Luca (non ce l’hanno fatta a resistere, è partito il trenino) e salgono sul palco Chiara Canzian e Roberto Vecchioni, una delle coppie più fragili, con un pezzo che, come si dice, non è nelle corde del professore, che poi intona da solo “Sogna ragazzo sogna”. Li seguono Iskra, per 22 anni corista di Lucio Dalla, che gli regala un bel duetto (ma la canzone non decolla) e poi, rimasto solo, prima commuove con “4-3-43”, poi inventa un momento di altissimo cazzeggio musicale con “Piazza Grande” fatta cantare al pubblico.
In una serata così anche gli ospiti cantano bene. Kevin Spacey
scende la scalinata sulle note di “Fly to the moon”, e sembra non
abbia fatto altro nella vita. Breve intervista, il tempo di “sono
fiero di dire:”Obama è il mio presidente” e Paolo annuncia il
vincitore della competizione sul web sanremofestival.59: è Ania
con “Buongiorno gente” e canterà nella serata della finale.
Simona Molinari, subito dopo, ha un doppio onore: c’è Ornella
Vanoni che l’accompagna con la voce e Fabrizio Bosso con la
tromba, una delle migliori trombe contemporanee. L’effetto
complessivo è buono. Poi Ornella dà un saggio di classe (e di
affetto) ricordando Tenco con “Vedrai vedrai” e Mino Reitano con “Una ragione di più”. E qui arriva il vero personaggio delle Proposte, e probabilmente dell’intero Festival: è Arisa in compagnia del maestro Lelio Luttazzi: “Sincerità” è uno swing allegro che si canticchierà, semplice ma non banale: una canzone, appunto. Massimo Ranieri canta con Barbara Gilbo: ed è un’altra coppia che non rende, il pezzo si regge solo per la splendida voce di Massimo, che poi regala all’Ariston, e non poteva essere diversamente, “Perdere l’amore” e rivolge un pensiero a Lionello:”Grazie Oreste, ciao, buon viaggio”. La chiusura è classe delicata: Malika Ayane con Gino Paoli, una delle tre migliori canzoni delle Proposte, con Arisa e Karima. Paoli accenna “La gatta” e “Una lunga storia d’amore”, poi richiama Malika e insieme sussurrano “Il cielo in una stanza”.
Fin qui la festa della musica. Si esibiscono i sei Artisti esclusi nelle prime due serate (Nicolai e Di Battista, Zanicchi, Da Vinci, Al Bano, Afterhours e Tricarico) e ovviamente i due che passano alla finale – ma le giurie ci sorprenderanno mai con un verdetto musicalmente ragionevole? – sono Al Bano e Sal Da Vinci.
C’è solo il tempo di Giorgio Pasotti che legge la lettera a Sanremo di Niccolò Ammaniti e di “Time” dei Pink Floyd rivisitato in chiave reggae dagli Easy Star All Stars, prima dell’appuntamento a domani, la serata dei duetti, speriamo un’altra festa.