Capitali dell'usura italiane si confermano Roma e Napoli. Un usura sommersa, camaleontica, ora violenta ora “mordi e fuggi” che segna uno scarto incredibile tra le richieste di aiuto e la realtà giudiziaria. “Nell’anno che si chiude abbiamo avuto 3500 richieste di aiuto - spiega Lino Busa' presidente di SOS Impresa- , ma paradossalmente le denunce continuano a diminuire, rendendo il reato del tutto invisibile. Secondo i dati della DIA sono state solo 230 nel 2011 un risultato che porterebbe a dire: l’usura non esiste. Eppure l’enorme quantità di denaro sequestrato agli usurai, tra l’altro in continuo aumento, ci conferma di un fenomeno vasto e pervasivo”.
Sono 600mila gli italiani colpiti e affondati dal fenomeno dell'usura, tra essi almeno 200mila i commercianti; ad alto rischio sono almeno 2 milioni di concittadini. Confesercenti sottolinea che "la crisi e' un potente supporto dell'usura: nel triennio 2010-2012 hanno chiuso 450mila aziende commericali, artigiane e dei servizi". Per un terzo di queste, ovvero 150mila, la cessazione dell'attivita' e' avvenuta per "indebitamento o per usura". Sono stati cancellati cosi' circa 300mila posti di lavoro.
L’usura di oggi ci appare con un doppio volto, da sfoggiare a seconda delle regole da rispettare per la concessione del prestito, delle garanzie richieste, delle tipologie d'approccio un volto bivalente: la faccia pulita e la faccia sporca. L'usura della faccia pulita può assumere diverse aspetti.
Un primo gruppo e' costituito da pseudo- societa' di intermediazione o di servizi finanziari. Un fenomeno in espansione che gioca sulla fiducia nutrita da una persona bisognosa nei confronti di una struttura apparentemente legale e impersonale. I prestiti di queste finanziarie non sono mai di grossa entità e i tassi di interesse iniziali abbastanza tollerabili, il meccanismo di usura o truffa scatta sul tasso di interesse che non e' mai scalare, ma fisso o sull'obbligo di acquisto di altri servizi tanto inutili, quanto onerosi.
Un secondo gruppo e' costituito da una ristrettissima minoranza di professionisti insospettabili. Sono strutture costituite da investitori professionisti, che operano di sponda con alcuni bancari infedeli, dai quali ricevono una clientela selezionata, e intervengono per operazioni superiori a 20 mila euro. Un terzo gruppo e' costituito più direttamente da pochi infedeli bancari. Sono loro stessi che, conoscendo le difficoltà economiche del malcapitato, si autopropongono per un prestito personale. Tutti e tre i gruppi hanno una finalità comune: agiscono, non solo per lucrare sugli interessi, con la modalità del rinnovo degli assegno, ma puntano ad una azione espropriativa. L'obiettivo e' svuotare il malcapitato di ogni suo bene e attività economica.
A questo si aggiunge la crescita dell'usura mafiosa. Tradizionalmente le organizzazioni mafiose si sono dedicate solo marginalmente a questo tipo di reato, spesso limitandosi al pizzo. Da qualche anno non e' più così, la criminalità mafiosa e' cresciuta acquisendo quote sempre più ampie del mercato del prestito a nero. Dal 2008 al 2011la presenza dei clan nell’usura si è raddoppiata, passando dal 20 al 40 per cento. Questo fenomeno non tralascia le regioni del nord e centro Italia, dove alcune famiglie dei clan hanno affinato il sistema di penetrazione al di fuori delle regioni di tradizionale radicamento.
Il No Usura Day, giunto alle terza edizione, ogni anno fa il punto su questo reato che, con la crisi, sta conoscendo un vero e proprio exploit. In soli tre anni, dal 2010 al 2012, hanno chiuso in Italia circa 450 mila aziende commerciali e artigianali con la perdita di oltre 300.000 posti di lavoro, mentre gli italiani invischiati in patti di usura sono cresciuti a 600 mila.