Donne nel 'Fluxus'

Arte e vita alla confluenza del reale

di Federica Marino
(marino@rai.it)

“Fluxus è la creazione di un rapporto tra vita e arte, Fluxus è gag, piacere e shock, Fluxus è un atteggiamento verso l'arte, verso la non-arte dell’anti-arte, verso la negazione del proprio io, Fluxus è leggero e ha senso dell'umorismo”. Parola dell’artista Ben Vautier.

Fluxus compie cinquant’anni e a Reggio Emilia una mostra ne ripercorre la storia concentrandosi sulle donne attive nel movimento, nato da un’idea di George Maciunas e ufficializzato nel 1962 dal Fluxus Festival di Wiesbaden.

Alla base di Fluxus c’è il fluire della vita di tutti i giorni e la continua contaminazione tra questa e l’arte. Lasciata l’accademia e i piani alti della cultura, all’arte si chiede di mostrarsi nella sua forza creativa e innovativa, per (ri)scoprire la bellezza intrinseca della vita che scorre.

Impossibile allora restare confinati all’arte figurativa: servono movimento, cambiamento, azioni e avvenimenti, come accade nella vita reale in cui volontà e casualità convivono e si intrecciano.

Ecco gli happening, fatti di musica,poesia, danza e teatro. Si parla di neodadaismo, e non a torto. È dadaista il ribaltamento dei piani che innalza ad arte oggetti quotidiani e dissacra l’Arte conclamata; è dadaista il gusto della provocazione divertente, che colpisce ridendo e scombina le carte sul tavolo dell’estetica. Anche i ruoli più fissi, quelli di produttore e fruitore dell’opera, vengono messi in discussione e se lo spettatore si trova a fare parte di ciò che guarda, l’artista non è più il genio che spicca sulla massa con la propria ispirazione, ma uomo (faber) tra gli altri ed eventualmente mediatore –o medium - tra le tante forme possibili di espressione creativa.

E poi ci sono le donne, elemento secondario - quando non marginale - del mondo artistico più tradizionale. Quante modelle e quante artiste? Artemisia Gentileschi vs Jeanne Hébuterne, la follia di Camille Claudel o la serenità di Berthe Morisot? In Fluxus le donne sono tante, certo anche per la natura multiforme del movimento, ma sicuramente per la forte riflessione condotta nel movimento sul concetto di identità e di genere: sono ruoli prestabiliti, plasmati da società e cultura, o possono variare e trasformarsi attraverso il fare e il mostrarsi ad altri?

A Fluxus e alle sue donne – tra loro Yōko Ono, Charlotte Moorman, Alison Knowles, Shigeko Kubota, Takako Saito, Mieko (Chieko) Shiomi - è dedicata la mostra che si svolge a Palazzo Magnani: tra Reggio Emilia e la vicina Cavriago ebbe infatti vita per circa vent’anni uno dei poli del gruppo, intorno all'attività editoriale e di organizzazione di eventi Pari&Dispari di Rosanna Chiessi.

Oltre duecento opere per i due filoni tematici, per ricostruire l’origine e lo sviluppo di Fluxus e presentarne le artiste: opere scelte di singole artiste, documentazioni di eventi e spartiti (Event Scores), riprese video, fotografie, dischi, oggetti, documenti cartacei, Fluxus Yearboxes e altri. Il tutto, come nella filosofia di Fluxus, aperto alla partecipazione attiva di visitatori e visitatrici.


WOMEN IN FLUXUS & Other Experimental Tales
Dal 10 novembre al 10 febbraio 2013
Reggio Emilia, Palazzo Magnani