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Il rapporto sull'intervento umanitario dell'Unicef 2009

L'HAR è l'appello annuale ai finanziatori

Il Rapporto sull’Intervento Umanitario (HAR) è l’appello annuale dell’UNICEF ai suoi finanziatori in favore dei bambini e delle donne colpiti da emergenze prolungate. L’HAR 2009 comprende 36 paesi, rispetto ai 39 del 2008, con l’aggiunta di Myanmar, Tagikistan e Yemen.

Nel 2009, i fondi necessari a sostenere gli interventi d’emergenza dell’UNICEF ammontano a 1.000.494.205 dollari USA, con un aumento del 17% rispetto al 2008. Questo incremento è legato a diversi fattori, tra cui l’aumento dei prezzi alimentari e dei prezzi del petrolio, il verificarsi di numerosi disastri naturali e l’inasprimento delle situazioni d’emergenza, specialmente nell’Africa orientale e meridionale dove, rispetto al 2008, le necessità finanziarie per le emergenze prolungate si sono quasi raddoppiate. L’Etiopia, la Somalia e lo Zimbabwe sono risultati particolarmente decisivi in questo senso, con lo Zimbabwe che richiede quasi il quintuplo dei fondi.

Più della metà dei fondi raccolti garantirà la continuazione del sostegno dell’UNICEF alle cinque principali operazioni umanitarie nel mondo, ossia quelle che si svolgono in Sudan (147,6 milioni di dollari), nella Repubblica Democratica del Congo (115,5 milioni di dollari), in Zimbabwe (88,2 milioni di dollari), in Uganda (81 milioni di dollari) e in Somalia (79,4 milioni di dollari).

Operando una suddivisione per settori, le necessità sanitarie e alimentari richiedono il 38% del totale dei fondi raccolti per le emergenze, seguite da quelle dell’approvvigionamento idrico e dei servizi igienici (WASH) con il 22%. L’UNICEF è responsabile a livello globale nei settori dell’alimentazione, del WASH e della protezione dell’infanzia, mentre guida con Save the Children il settore dell’istruzione.

L’impatto dei prezzi elevati degli alimenti sui bambini
La maggior parte dei paesi inclusi nel Rapporto sull’Intervento Umanitario sono stati colpiti negativamente dai prezzi elevati degli alimenti per i consumatori, che hanno aggravato la situazione alimentare dei bambini e delle donne in ambienti a rischio. Mentre nel 2007 si è stimato che 850 milioni di persone continuassero a vivere in condizioni di fame preoccupanti, è probabile che i prezzi elevati abbiano fatto aumentare questo numero a 950 milioni. Anche prima del 2008, molte famiglie lottavano per sopravvivere, anche se i prezzi sono diminuiti del 75% tra il 1974 e il 2005. Tra il maggio del 2007 e il maggio del 2008, l’indice dei prezzi alimentari è aumentato del 50%, rendendo impossibile per alcune famiglie potersi permettere degli alimenti fondamentali per i loro bambini.

L’UNICEF, in cooperazione con altri partner globali per aiutare i governi ad assicurare la sicurezza alimentare, specialmente per i bambini e le donne incinte e i neonati. Questi aiuti comprendono forniture di cibo adeguate ma anche accesso a micronutrienti, acqua e servizi igienici, e servizi sanitari adeguati.

Inoltre, i punti deboli esistenti nei paesi colpiti da conflitti e da crisi politiche prolungate, da calamità naturali e dall’HIV/AIDS endemico vengono aggravati e approfonditi dai prezzi elevati degli alimenti, che costringono le famiglie ad adottare misure estreme. In un ambiente del genere, le questioni relative alla protezione dell’infanzia assumono ulteriore importanza, dato che è probabile che aumenti il lavoro minorile, che il matrimonio precoce divenga più comune e che la frequenza scolastica subisca conseguenze negative. L’UNICEF sta conducendo una vasta gamma di attività per la protezione dell’infanzia, al fine di combattere queste conseguenze avverse.

Come l’HAR dimostra, l’UNICEF ha intrapreso varie iniziative per affrontare l’impatto negativo che i prezzi elevati degli alimenti possono avere sulla salute e sulle condizioni alimentari dei bambini. In ogni caso, l’UNICEF avrà bisogno di maggiori risorse per essere in grado di rispondere, anche nel 2009, ai bisogni dei bambini e delle donne in tutto il mondo.

L’impatto del cambiamento climatico sui bambini
L’UNICEF riconosce che i bambini debbono occupare una posizione di primo piano nelle politiche nazionali e subnazionali relative al cambiamento climatico e alla sicurezza umana, in virtù dell’unicità dei loro punti deboli. Esistono prove convincenti del fatto che molte delle principali malattie killer dell’infanzia (malaria, diarrea e malnutrizione) siano assai sensibili alle condizioni climatiche. Inoltre, di solito i bambini e le donne rappresentano il 65% di tutti coloro che, ogni anno nel prossimo decennio, verranno colpiti dalle calamità collegate al clima, e 175 milioni di questi individui saranno bambini. Mentre la perdita di vite e di mezzi di sussistenza caratterizza gli effetti delle calamità improvvise, la natura delle calamità collegate al clima, come l’aumento a lungo termine del livello del mare o i periodi prolungati di siccità e di alluvione, potrebbe far registrare un netto aumento del numero di persone costrette a sfollare.

La riduzione del rischio di calamità e la preparazione alle emergenze rappresentano delle preoccupazioni essenziali per l’UNICEF, al fine di migliorare l’intervento umanitario efficiente e tempestivo, nonché di favorire lo sviluppo delle competenze dei partner, compresi i governi, le ONG, le agenzie dell’ONU e le comunità. L’UNICEF s’impegnerà sempre di più negli sforzi di adattamento al cambiamento climatico e di attenuazione dei rischi, nello sviluppo di sistemi di allarme, nonché nella preparazione e nella risposta alle emergenze, al fine di ridurre l’impatto che le calamità possono avere sulle popolazioni vulnerabili, e soprattutto su bambini e donne.