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Due stili a confronto

Le mille sorprese della fashion week milanese armani_milano2012_296

di Rita Piccolini
(r.piccolini@rai.it)

La settimana del pret à porter continua e non finisce di stupire. Nella giornata clou, quella di domenica, si sono scontrate due diverse filosofie, quella di Dolce&Gabbana e quella di Giorgio Armani: due modi diversi di vedere e concepire la donna del terzo millennio. Il ritorno alla tradizione carica dei simboli del passato nell’uso dei colori, nell’abbondanza dei decori, nell’opulenza degli abiti per gli stilisti siciliani, il rigore e la semplicità sofisticata, (è un ossimoro ma sintetizza efficacemente i contenuti della sua nuova collezione) come nuovo stile di vita per lo stilista definito ormai unanimemente “re Giorgio”.

Colori, tessuti stampati dalle fantasie variopinte, tutti i toni caldi del nostro Sud e le suggestioni di una cultura antica. E’ barocca la collezione di Dolce & Gabbana e un omaggio alla Sicilia, già tributato nella scorso inverno quando i due stilisti hanno fatto sfilare modelle in nero, con ricami dorati e gioielli vistosi, per rendere un tributo alle tradizioni culturali e religiose del Meridione. Ora, con questa nuova collezione, l’idea si affina ulteriormente e viene portata a compimento grazie all’uso sapiente dei colori che di sovrappongono in mille fantasie, dalle righe (belli gli abiti in cui le righe si rincorrono e si incrociano i gialli, l’azzurro, il bianco e il nero), ai motivi e colori ripresi dalla tradizione delle ceramiche di Caltagirone. Non vuole essere semplice la donna di Dolce & Gabbana, al contrario vuole esprimere se stessa indossando i colori della sua terra, dei tramonti sul mare, delle feste paesane, dei fiori e dei frutti, dei carretti siciliani, del folclore locale . Si adorna di orecchini enormi e coloratissimi per sottolineare che nulla è superfluo ma è espressione di una natura lussureggiante, di un modo d’essere generoso ed estroverso.

Niente di più distante dall’idea di donna lunare suggerita da Giorgio Armani. Già nella linea giovane si era visto il rigore e la misura sottolineata dalla scelta dei colori neutri. Ora invece dominano i grigi, i verdi acqua, gli azzurri, il turchese scuro, il nero, il blu e le tinte unite. I modelli sono evanescenti. Le giacche leggere, piccole e senza rever sembrano quasi camicie. Gli abiti, a tunica, sono indossati sui pantaloni, le scarpe basse per un’andatura disinvolta e naturale. Lo stilista già da alcuni anni predica il ritorno alla sobrietà, che si esprime attraverso l’uso sapiente di tessuti nobili e di forme semplici solo all’apparenza. Quello che conta sono l’effetto di naturale eleganza e di disinvolta ricercatezza che i modelli presentati suggeriscono. Presentando la collezione autunno inverno 2012 lo stilista aveva intimato: “Giù dai tacchi”. Ora sembra suggerire alle donne di stare con i piedi per terra indossando abiti né troppo di avanguardia, né troppo retrò. “No ai camuffamenti” è il suo diktat, ma sì ai sogni, soprattutto per la sera, quando a impreziosire l’immagine femminile arrivano abiti completamente e magnificamente ricamati per una donna proiettata verso le stelle e che osa persino lo stiletto per allungare la silhouette.

Ma tante sono state le collezioni presentate e tutte con spunti interessanti e nuovi. L’esplosione dei colori caldi dell’estate per Missoni, che propone pantaloni al ginocchio aderenti abbinati a grandi casacche e geometrie velate di organza; gli abiti dai colori sofisticati di Aquilano e Rimondi; le calde tonalità delle creazioni di Laura Biagiotti enfatizzate dai bordini neri. Tanto giallo da Trussardi, assoluto o abbinato al bianco, per abiti bon ton romantici e in seta alternati a giacche in pelle di foggia maschile. Le citazioni colte di Marni che si ispira ai motivi della Bauhaus nei suoi abiti dai “volumi controllati”; il lusso discreto di Cividini che propone rigore e semplicità utilizzando tessuti preziosi e nobili.

I gemelli terribili Dean e Dan per Dsquared2 hanno tratto invece ispirazione da uno scatto del famoso fotografo Peter Linberg , nell’edizione inglese di Vogue del gennaio 1990, con tutte le top model dell’epoca ritratte in tenuta da motociclista. Ma a prima vista, assistendo alla sfilata, viene in mente il famoso film di Liliana Cavani “Portiere di notte”,la cui interprete, Charlotte Rampling indossava berretti da militare per rievocare la tragedia del passato. Le ragazze di Dsquared2 hanno berretti neri in testa persino quando indossano abiti da sera vaporosi, ridondanti, corti davanti e con lo strascico. Per il resto la collezione propone soprattutto hot pants in pelle nera o in jeans, top microscopici, altrettanto microscopiche minigonne, il tutto corredato da catene dorate in quantità.

A conclusione della “fashion week” milanese si può affermare senza ombra di dubbio che le tendenze per la prossima primavera estate sono due, e diametralmente opposte: una barocca, ben rappresentata da Dolce & Gabbana, Roberto Cavalli e Dsquared2”, opulenta, ricca di tessuti stampati, fantasie appariscenti, l’altra minimalista, quella appunto di Giorgio Armani, Prada, Jil Sander, Gianfranco Ferrè, che prediligono le linee pure, geometriche, asciutte e i colori forti, ma portati uno alla volta.

La dicotomia si è presentata fino all’ultimo giorno quando, a breve distanza l’una dall’altra, sono state presentate le collezioni di Roberto Cavalli e di Gianfranco Ferré. Per il primo il massimo dei colori, delle stampe, dei ricami realizzati dalle mani abilissime di artigiani italiani. L’effetto è quello di una di una donna super sexi, che ama apparire. Da Ferrè invece la donna minimalista è in bianco, o in tinta unita per abitini corti, lineari, raffinati. Aboliti i fronzoli e tutto ciò che è ridondante. L’effetto è quella di una donna attenta a se stessa ma con misura e non per questo meno femminile.